La terapia di risincronizzazione cardiaca associata a maggiore mortalità per scompenso cardiaco refrattario nei pazienti con fibrillazione atriale
L’efficacia della terapia di risicronizzazione cardiaca nei pazienti con fibrillazione atriale e la necessità dell’ablazione della giunzione atrioventricolare in questi pazienti è controversa.
Lo studio SPARE ( Spanish Atrial Fibrillation and Resynchronization ) ha analizzato i risultati della terapia di rivascolarizzazione cardiaca ( CRT ) nei pazienti con fibrillazione atriale permanente.
Un totale di 470 pazienti consecutivi, sottoposti a terapia di risincronizzazione cardiaca, sono stati inclusi nello studio.
Di questi pazienti, il 27% presentava fibrillazione atriale permanente.
Non è stata riscontrata nessuna differenza nella grandezza del miglioramento ottenuto dai pazienti con fibrillazione atriale, rispetto a quelli in ritmo sinusale, e neppure riguardo a qualità di vita, distanza percorsa durante 6 minuti di cammino e rimodellamento inverso ventricolare sinistro.
Nonostante i benefici effetti della terapia di risincronizzazione cardiaca ad 1 anno, la morte da scompenso cardiaco refrattario era più alta nei pazienti con fibrillazione atriale ( 13.5% ), rispetto a quelli in ritmo sinusale ( 4.2%; p<0.001 ).
Inoltre, la fibrillazione atriale permanente era un fattore predittivo indipendente per la mortalità da insufficienza cardiaca refrattaria ( hazard ratio; HR=5.4 ).
In conclusione, i pazienti con fibrillazione atriale, trattati con terapia di risincronizzazione cardiaca, che sono sopravissuti durante il pediodo osservazionale di 12 mesi, presentavano lo stesso miglioramento funzionale e lo stesso rimodellamento, come quelli in ritmo sinusale.
Tuttavia, la fibrillazione atriale era un fattore di rischio indipendente per la mortalità da scompenso cardiaco dopo impianto di pacemaker CRT. ( Xagena_2008 )
Tolosana JM et al, Eur Heart J 2008; 102: 444-449
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