Defibrillatore cardioverter bicamerale a confronto con impiantabile defibrillatore cardioverter monocamerale per le complicanze
Uno studio retrospettivo ha trovato che I pazienti in cui era stato impiantato un defibrillatore cardioverter ( ICD ) bicamerale presentavano tassi più elevati di complicanze procedurali, tra cui un rischio di mortalità quasi raddoppiato, rispetto a quelli in cui era stato impiantato un dispositivo monocamerale.
In base ai dati del registro su più di 104.000 impianti di ICD, gli eventi avversi immediatamente dopo l'impianto si sono verificati nel 3.17% dei pazienti con dispositivo bicamerale, versus il 2.11% dei pazienti con ICD monocamerale ( p inferiore a 0.001 ).
I tassi di mortalità nei due gruppi sono stati dello 0.4% versus lo 0.23% ( P inferiore a 0.001 ).
Dopo aggiustamento, l'odds ratio ( OR ) per le complicanze e la mortalità sono stati 1.40 e 1.45, rispettivamente, per i dispositivi bicamerali e monocamerali.
Nonostante il beneficio clinico non sia ben definito, gli ICD bicamerali sono associati a una maggiore probabilità di complicanze e di mortalità ospedaliera dopo l'impianto rispetto ai dispositivi monocamerali.
Pertanto, secondo gli Autori, dato questo elevato rischio di complicanze periprocedurali, l'uso abituale degli ICD bicamerali nei pazienti senza indicazione di pacing dovrebbe essere messo in discussione.
In un editoriale di accompagnamento, due ricercatori della Stanford University ( Stati Uniti ) non si sono detti d’accordo nel ritenere i dispositivi bicamerali meno sicuri.
Le limitazioni dello studio potrebbero aver introdotto bias contro gli ICD a doppia camera.
Uno studio canadese, in precedenza, aveva indicato una maggiore incidenza di eventi avversi associati con gli ICD bicamerali.
Per lo studio, i ricercatori hanno preso in esame i dati del National Cardiovascular Data Registry, relativi agli ICD, focalizzando l’attenzione, in particolare sui pazienti che avevano ricevuto dispositivi bicamerali e monocamerali nel periodo 2006-2007.
Nel periodo analizzato gli impianti sono stati 104.049.
Circa 64.000 degli impianti si riferivano a ICD bicamerali.
Sono stati identificati numerosi fattori basali che differivano significativamente nei pazienti con ICD a doppia camera, rispetto a quelli sottoposti a dispositivi a singola camera. Tra questi: maggiore frequenza di anormale funzione del nodo del seno; più bassi tassi di cardiomiopatia dilatativa non ischemica; più elevata prevalenza di ipertensione; tassi moderatamente più elevati di insufficienza cardiaca di classe NYHA III o IV; tassi più elevati di difetti di conduzione intraventricolare; maggiore durata del QRS.
Complessivamente tra coloro a cui era impiantato un dispositivo bicamerale, circa il 40% aveva almeno una delle seguenti indicazioni per un ICD: anormale funzione del nodo del seno, arresto cardiaco bradicardico, precedente impianto di pacemaker, o di blocco atrioventricolare di secondo o terzo grado.
In entrambi i gruppi di pazienti, l’ematoma era il più comune evento avverso, seguito dalla dislocazione del catetere.
La dislocazione del catetere è risultata differire in modo notevole tra i due tipi di dispositivo: 0.88% con gli impianti bicamerali versus 0.50% con quelli monocamerali ( P inferiore a 0.001 ).
La maggior parte della differenza nei tassi di mortalità tra i due gruppi consisteva nella mortalità cardiovascolare, che si è presentata nello 0.28% dei pazienti con impianto bicamerale, rispetto allo 0.14% di quelli con dispositivi monocamerali ( P inferiore a 0,001 ).
Uno dei limiti dello studio è quello di aver preso in considerazione solo gli eventi avversi a breve termine; nel lungo periodo i tassi di complicanze potrebbero essere diversi. ( Xagena_2011 )
Fonte: Journal of American College of Cardiology, 2011
Link: MedicinaNews.it
Cardio2011