Cardiomiopatia ischemica: i beta-bloccanti migliorano la sopravvivenza nei pazienti trattati con ICD
Uno studio ha esaminato gli effetti dei beta-bloccanti riguardo a:
- appropriata terapia con defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ) per la tachicardia ventricolare o fibrillazione ventricolare;
- inappropriata terapia con ICD per fibrillazione atriale o tachicardia sopraventricolare;
- sopravvivenza in 691 pazienti che hanno ricevuto l’ICD nello studio MADIT-II ( Multicenter Automatic Defibrillator Implantation Trial-II ).
Hanno preso parte allo studio 258 pazienti che non stavano ricevendo beta-bloccanti e 433 che stavano assumendo Metoprololo ( n = 192), Atenololo ( n = 58 ) o Carvedilolo ( n = 182 ).
I pazienti che assumevano i beta-bloccanti sono stati divisi in quartili in base al dosaggio assunto.
I pazienti che stavano assumendo la più alta dose di beta-bloccante ( quelli nel quartile superiore ) hanno presentato una riduzione significativa nel rischio di tachicardia ventricolare e di fibrillazione ventricolare, richiedente terapia con ICD, rispetto ai pazienti che non ricevevano beta-bloccanti ( hazard ratio, HR = 0.48; p = 0.02 ).
La frequenza di inappropriata terapia con ICD per tachiaritmie sopraventricolari non era significativamente differente tra i gruppi di trattamento.
L’impiego di beta-bloccanti è risultato associato ad un significativo miglioramento nella sopravvivenza rispetto al non-uso dei beta-bloccanti ( HR = 0.42 a 0.44; p < 0.01 ).
Lo studio ha dimostrato che i beta-bloccanti riducono il rischio di tachicardia ventricolare o di fibrillazione ventricolare e migliorano la sopravvivenza nei pazienti trattati con ICD ed affetti da cardiomiopatia ischemica. ( Xagena_2005 )
Brodine WN et al, Am J Cardiol, 2005; 90: 691-695
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XagenaFarmaci_2005