Aterosclerosi: l’ipotesi batterica ha ancora un fondamento ?
Due studi clinici hanno dimostrato che il trattamento antibiotico di lungo periodo non è stato in grado di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti con malattia coronarica o sindrome coronarica acuta.
Uno studio clinico ha valutato l’effetto dell’Azitromicina ( Zitromax/Zithromax ) rispetto al placebo in 4012 pazienti con malattia coronarica.
L’antibiotico, anche se somministrato una volta alla settimana per 1 anno, non ha prodotto alcun effetto sull’end point dello studio ( morte per malattia coronarica, infarto miocardico non-fatale, rivascolarizzazione coronarica, ospedalizzazione per angina instabile ).
Un secondo studio, che ha impiegato un diverso antibiotico Gatifloxacina ( Tequin ) su 4162 pazienti con sindrome coronarica acuta per 2 anni, non ha mostrato alcun effetto sull’end point composito ( morte per tutte le cause, infarto miocardico, angina instabile richiedente ospedalizzazione, rivascolarizzazione, ictus ).
Nonostante le conclusioni non positive dei due studi clinici, i Ricercatori ritengono che la Chlamydia pneumoniae abbia un ruolo nello sviluppo della malattia cardiaca.
E’ possibile che il danno a livello dei vasi sanguigni causato dai batteri sia precoce, rendendo inefficace l’azione degli antibiotici.
L’impiego preventivo degli antibiotici in ambito cardiologico ha scarsa applicabilità, per prima cosa per l’emergere di reazioni tossiche ed in secondo luogo per lo sviluppo di resistenza batterica.
La vaccinazione anti-Chlamydia può rappresentare in futuro una soluzione praticabile.( Xagena_2005 )
Fonte: The New England Journal of Medicine, 2005
MedicinaNews.it
XagenaFarmaci_2005