Il fenomeno del no-reflow è più frequente nei pazienti con infarto STEMI e ha un importante significato prognostico negativo
Il fenomeno del no-reflow ( NR; mancata ripresa del flusso coronarico normale ) è relativamente frequente nei pazienti con infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI ) sottoposti a rivascolarizzazione coronarica percutanea ( PCI ). Tuttavia la sua reale incidenza e valore prognostico, derivati sinora da campioni di pazienti relativamente ridotti, rimangono non ben definiti.
Sono state analizzate in modo retrospettivo 19290 procedure consecutive di PCI portate a termine presso l’Ospedale San Raffaele di Milano ( Italia ) nel periodo 1998-2010.
Il no-reflow è stato definito come un flusso TIMI minore o uguale a 2 al termine della procedura.
Nei 1257 pazienti con infarto STEMI sottoposti a PCI primaria il no-reflow è stato riscontrato nel 9.4% dei casi e la discendente anteriore è risultata il vaso più frequentemente coinvolto.
I pazienti con infarto STEMI e no-reflow avevano tempi di ischemia maggiori e una malattia più spesso multivasale rispetto a quelli con una buona riperfusione.
Nei pazienti con infarto STEMI con no-reflow gli inibitori della glicoproteina IIb/IIIa ( Gp IIb/IIIa ) sono stati utilizzati nel 60.2%, il Nitroprussiato nel 39.6%, la tromboaspirazione nel 10.7% e l’Adenosina nell’8.7%.
Nei restanti 18033 pazienti sottoposti a PCI che non avevano infarto STEMI, il no-reflow si è verificato solamente nello 0.2% dei casi.
Alla dimissione i pazienti con no-reflow avevano una frazione di eiezione ventricolare sinistra ridotta ( 50.3 ± 7.2 vs 44.9 ± 8.4%; p inferiore a 0.01 ).
Durante il follow-up i pazienti con infarto STEMI e con evidenza di no-reflow hanno mostrato un tasso maggiore di eventi avversi ( morte, infarto miocardico non-fatale, rivascolarizzazione coronarica, riospedalizzazione per causa cardiaca: 67.8 vs 36.9%, p=0.001 ), mortalità per tutte le cause ( 25.4 vs 13.2%, p inferiore a 0.01 ), infarto del miocardio non-fatale ( 13.6 vs 4.8%, p inferiore a 0.01 ) e ricoveri per scompenso cardiaco ( 13.6 vs 4.8%, p inferiore a 0.001 ) rispetto ai pazienti STEMI ben riperfusi.
IN conclusione, i dati analizzati derivano da una vasta popolazione di pazienti trattati in un singolo Centro e permettono una stima più corretta dell’impatto del no-reflow.
Il fenomeno è molto più frequente nei pazienti con infarto STEMI e ha un importante significato prognostico negativo in questa popolazione di pazienti. ( Xagena_2014 )
Durante A et al, G Ital Cardiol 2014;15:110-115
Cardio2014