Pazienti con scompenso cardiaco e malattia valvolare: efficacia della terapia di resincronizzazione cardiaca
E’ stata analizzata l’efficacia della terapia della resincronizzazione cardiaca nei pazienti con insufficienza cardiaca e con cardiopatia valvolare rispetto a quelli con cardiomiopatia dilatativa o cardiopatia ischemica.
Sono stati valutati i pazienti arruolati nel InSync/InSync ICD Italian Registry. Il periodo oservazionale dello studio è stato di 16 mesi dopo impianto della terapia di resincronizzazione cardiaca.
E’ stato osservato che i pazienti con malattia cardiaca valvolare trattati con terapia di resincronizzazione cardiaca ( n=108 ), in confronto ai pazienti con malattia cardiaca ischemica ( n=737 ) e cardiomiopatia dilatativa ( n=635 ), hanno presentato:
a) una più alta prevalenza di fibrillazione atriale cronica, con ablazione del nodo atrioventricolare eseguita in circa la metà dei casi;
b) un profilo clinico ed ecocardiografico al basale simile;
c) un miglioramento della frazione d’eiezione ventricolare sinistra e una riduzione dei volumi ventricolari a 6-12 mesi, simili;
d) una risposta clinica favorevole a 12 mesi con miglioramento del punteggio core composito simile a quello che si è presentato nei pazienti con cardiomiopatia dilatativa e più pronunciato di quello osservato nei pazienti con cardiopatia ischemica;
e) un outcome nel lungo periodo, in termine di assenza di mortalità o trapianto cardiaco, simile a quello dei pazienti con cardiopatia ischemica e più grave al basale rispetto a quello dei pazienti con cardiomiopatia dilatativa.
In conclusione, nella pratica clinica del mondo reale, la terapia di resincronizzazione cardiaca appare essere efficace anche nei pazienti con malattia cardiaca valvolare. ( Xagena_2009 )
Boriani G et al, Eur Heart J 2009; 30: 2275-2283
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Cardio2009