Trattamento dei pazienti con scarsa mobilizzazione delle cellule staminali emopoietiche
Il trapianto con 2-5 x 106 cellule mobilizzate CD34+ per kg di peso corporeo riduce i costi di trapianto e la mortalità.
La mobilizzazione è più comunemente eseguita con G-CSF ( fattore stimolante le colonie granulocita rie ) ricombinante umano con o senza chemioterapia, ma una percentuale di pazienti / donatori non riesce a mobilizzare le sufficienti cellule.
Le malattie del midollo osseo, i trattamenti precedenti e l’età sono fattori che influenzano la mobilizzazione, ma contribuisce anche la genetica.
La mobilizzazione potrebbe non riuscire a causa dei cambiamenti che interessano l’integrità e la chemiotassi di cellule staminali emopoietiche / cellule progenitrici / nicchie cellulari del midollo osseo.
Una scarsa mobilizzazione influisce sull’esito del paziente ed aumenta l'uso delle risorse.
Recentemente sono stati utilizzati un aumento della dose di G-CSF e l’aggiunta di fattore SCF in mobilizzatori scarsi con limitato successo.
Tuttavia, Plerixafor ( Mozobil ) attraverso il suo rapido blocco diretto del pathway di chemiotassi di CXCR4/CXCL12 e la sinergia con G-CSF e la chemioterapia è diventato un nuovo e importante agente per la mobilizzazione.
Per massimizzare la raccolta di cellule staminali emopoitiche negli scarsi mobilizzatori, il medico deve ottimizzare gli attuali protocolli di mobilizzazione e inserire nuovi agenti come Plerixafor.
Questi includono le informazioni su quando mobilizzare in relazione alla chemioterapia, come pianificare ed eseguire l’aferesi, come identificare gli scarsi mobilizzatori, e quali sono i criteri per l'utilizzo di salvataggio preventivo e immediato di Plerixafor. ( Xagena_2011 )
TO LB et al, Blood 2011; 118: 4530-4540
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