Carcinoma epatocellulare resecabile: il trattamento con Cemiplimab, una immunoterapia anti-PD-1, nel setting neoadiuvante ha provocato la necrosi del tumore in un terzo dei casi


Da uno studio di fase 2 è emerso che, nei pazienti con carcinoma epatocellulare resecabile, il trattamento con Cemiplimab ( Libtayo), una immunoterapia anti-PD-1, prima della chirurgia ( neoadiuvante ) ha provocato la necrosi del tumore in un terzo dei casi.

Il tumore epatico, il cui tipo più comune è il carcinoma epatocellulare, è la terza causa di morte per cancro nel mondo.
Sebbene l’immunoterapia abbia migliorato la prognosi dei pazienti con carcinoma epatocellulare in fase avanzata, nella maggior parte dei casi l’esito resta ancora sfavorevole.
La chirurgia spesso sembra avere successo nel cancro al fegato, ma in più della metà dei pazienti il tumore si ripresenta, a causa della malattia micrometastatica residua o, in alcuni casi, di un tumore completamente nuovo.

Lo studio era stato disegnato per valutare le risposte al trattamento con Cemiplimab nel setting neoadiuvante nei pazienti con carcinoma epatocellulare, cancro al polmone non-microcitoma, o carcinoma testa-collo a cellule squamose, tutti resecabili.

Nella coorte dei pazienti con carcinoma epatocellulare, erano stati arruolati 21 pazienti con tumore in stadio iniziale.
I pazienti eleggibili erano di età pari o superiore ai 18 anni, presentavano un carcinoma epatocellulare resecabile confermato, un ECOG performance status di 0 o 1, una funzione epatica adeguata. Erano esclusi dallo studio i pazienti con malattia metastatica, con un'altra neoplasia nota che richiedeva un trattamento attivo, o un trattamento sistemico con steroidi o qualsiasi altra terapia immunosoppressiva.

I pazienti arruolati hanno ricevuto due cicli di Cemiplimab alla dose di 350 mg per via endovenosa ogni 3 settimane, prima dell’intervento chirurgico. Di questi, 20 sono stati sottoposti con successo alla resezione e dopo l’intervento sono stati sottoposti a terapia adiuvante con altri otto cicli di Cemiplimab 350 mg per via endovenosa ogni 3 settimane.

L'endpoint primario dello studio era rappresentato da una significativa necrosi tumorale valutata all’intervento, definita come oltre il 70% di necrosi del tumore. Gli endpoint secondari includevano il ritardo all’intervento chirurgico dopo la somministrazione dell’ultima dose di Cemiplimab, il tasso di pazienti con una risposta complessiva, la variazione di densità delle cellule T CD8+ e gli eventi avversi.

Tra i 20 pazienti con tumori resecati, quattro ( 20% ) hanno mostrato una necrosi tumorale significativa, tre ( 15% ) una risposta parziale e nei restanti pazienti la malattia si è mantenuta stabile.

La sicurezza, analizzata nella popolazione intention-to-treat ( ITT ), ha mostrato che 20 pazienti ( 95% ) hanno manifestato almeno un evento avverso di qualsiasi grado durante il periodo di trattamento neoadiuvante.
Gli eventi avversi di qualsiasi grado più comuni sono stati: aumento dell'aspartato aminotransferasi ( 4 pazienti ), aumento della creatina fosfochinasi ( n=3 ), stipsi ( n=3 ) e affaticamento ( n=3 ).
Eventi avversi di grado 3 sono stati osservati in 7 pazienti e tra questi ci sono stati aumento della creatina fosfochinasi ematica ( n=2 ) e ipoalbuminemia ( n=1 ).
Non sono stati osservati eventi di grado 4 o superiore.
Un paziente ha sviluppato polmonite, che ha causato un ritardo dell'intervento di 2 settimane.

Per la misurazione della risposta del sistema immunitario è stata utilizzata la piattaforma TARGET ( neoAdjuvant Research Group to Evaluate Therapeutics ).
E' stato osservato come il blocco di PD-1 abbia aumentato il numero di cellule immunitarie attivate che hanno invaso il carcinoma epatocellulare, inducendo la necrosi tumorale e riducendo il tumore prima dell'intervento chirurgico.
Tuttavia, sebbene il blocco di PD-1 abbia prodotto con molta probabilità un benefico in questo tipo di tumore, per il fatto che solo alcuni pazienti abbiano ottenuto una risposta robusta, altri trattamenti dovrebbero essere associati all'immunoterapia. ( Xagena_2022 )

Fonte: The Lancet Gastroenterology & Hepatology, 2022

Xagena_Medicina_2022