Cefalosporine: uso inappropriato di Ceftriaxone
Nella medicina di base l’antibiotico Ceftriaxone ( Rocefin ) è impiegato spesso in modo non appropriato.
Prima di prescrivere il Ceftriaxone occorre ricordare che il farmaco:
• è di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da batteri Gram negativi di difficile trattamento o da flora mista con presenza di Gram negativi resistenti ai più comuni antibiotici;
• in particolare trova indicazione, nelle suddette infezioni, in pazienti defedati e/o immunodepressi;
• è indicato nella profilassi delle infezioni chirurgiche.
Il Ceftriaxione è soggetto alla nota AIFA 55, che limita l’uso degli antibiotici iniettivi alle seguenti condizioni:
• trattamento iniettivo di infezioni gravi delle vie respiratorie, delle vie urinarie, dei tessuti molli, intraddominali, ostetrico-ginecologiche, ossee e articolari;
• trattamento iniettivo delle infezioni causate da microrganismi resistenti ai più comuni antibiotici, particolarmente nei pazienti immunocompromessi.
Il ceftriaxone è quindi un antibiotico che va riservato, come tutti gli altri della nota 55, a pazienti e patologie ben selezionate e particolarmente gravi.
In Italia l’utilizzo del Ceftriaxone nella medicina generale è continuato a crescere, passando dai 9 milioni di confezioni del 2001 agli oltre 16 milioni del 2008.
Inoltre, le differenze di uso tra le varie regioni italiane sono clamorose, con differenze, in proporzione alla popolazione, di 20 volte tra le regioni che ne usano di più e quelle che ne usano di meno.
Una revisione delle segnalazioni provenienti dalla Sicilia ha per esempio mostrato un alto livello di inappropriatezza nella prescrizione di questa cefalosporina nei casi segnalati.
Dal punto di vista dello spettro antibatterico, le cefalosporine di terza generazione, qual è il Ceftriaxone, hanno una maggiore attività sui germi Gram negativi rispetto alle penicilline, ma una minore efficacia sui germi Gram positivi.
Tutto ciò deve essere valutato alla luce del fatto che negli ultimi anni si è assistito a una recrudescenza delle infezioni da Gram positivi, soprattutto dello stafilococco aureo.
Nella prescrizione di un farmaco va sempre tenuto conto del rapporto tra i benefici attesi e il rischio della somministrazione. Utilizzare una cefalosporina di terza generazione per via iniettiva quando potrebbero essere sufficienti altri antibiotici a largo spettro per via orale vuol dire esporre il paziente a un rischio non giustificato di reazione allergica grave ( che è solitamente più grave con la somministrazione parenterale ) e, soprattutto, favorire la creazione di resistenze batteriche senza alcuna ragione. ( Xagena_2009 )
Fonte: Reazioni – AIFA, 2009
Link: MedicinaNews.it
XagenaFarmaci_2009