Convulsioni associate a Rocefin, un antibiotico
Sebbene gli eventi avversi che insorgono più frequentemente con l’impiego di antibiotici betalattamici siano le reazioni di ipersensibilità, è possibile che si manifestino anche effetti tossici a carico del sistema nervoso centrale, quali disturbi dell’eloquio, tremore, encefalopatia e convulsioni, responsabili di una significativa morbilità e mortalità.
I primi casi segnalati riguardanti convulsioni indotte da cefalosporine risalgono agli anni settanta.
Una revisione sistematica del 2003 ha analizzato tutti i casi presenti in letteratura relativi a effetti neurologici indotti da Cefepime e Ceftazidime.
Le caratteristiche cliniche più comuni di tali effetti erano confusione con disorientamento temporo-spaziale ( 96% dei pazienti ), mioclono ( 33% ) e convulsioni ( 13% ).
E’ stato osservato che in molti casi la diagnosi veniva effettuata con un certo ritardo, probabilmente a causa della mancata conoscenza da parte degli operatori sanitari della potenziale neurotossicità delle cefalosporine.
La neurotossicità da cefalosporine è stata ormai definita, sebbene non vi siano articoli specifici in riferimento al Ceftriaxone ( Rocefin, Rocephin ).
La reazione avversa non è infatti riportata nel foglietto illustrativo delle varie specialità del farmaco. Essa può manifestarsi in svariate forme cliniche, che vanno da encefalopatia o cambiamenti dello stato mentale a mioclono, convulsioni, stato epilettico non convulsivo, fino al coma.
I pazienti più a rischio di effetti neurotossici sono gli anziani, quelli affetti da insufficienza renale o con pregresse malattie neurologiche.
La frequenza degli eventi neurologici da cefalosporine non è stata ancora determinata. Sono stati pubblicati alcuni case report su cefalosporine di prima generazione come la Cefazolina, di seconda generazione come la Cefuroxima, di terza e quarta generazione, quali, rispettivamente, Ceftazidime e Cefepime.
Da molto tempo è stata dimostrata l’azione convulsivante della somministrazione cerebrale intraventricolare dei beta-lattamici negli animali.
Relativamente alle cefalosporine è stato ipotizzato che l’effetto si basi sulla similitudine strutturale di queste molecole con la bicucullina, un potente inibitore del GABA. Si ritiene che le cefalosporine possano causare una riduzione del rilascio del GABA dalle terminazioni nervose con un incremento parallelo di aminoacidi eccitatori, quali il glutammato.
La presenza di sepsi o altre infezioni del sistema nervoso centrale rappresentano fattori di rischio addizionali a causa dell’aumentata permeabilità della barriera ematoencefalica.
Nella Rete nazionale di farmacovigilanza sono presenti sei segnalazioni di convulsioni da Ceftriaxone, di cui due ricevute nel secondo semestre 2008 dalla Campania e riferite a bambini. Due pazienti di due e cinque anni, entrambi di sesso maschile, avevano assunto Ceftriaxone per una gastroenterite e per una tonsillite, manifestando dopo un giorno di terapia una crisi convulsiva risoltasi alla sospensione del farmaco. In due casi, un uomo di 44 anni e una donna di 72 anni, le convulsioni non erano l’unico sintomo osservato, ma erano comprese in un quadro di anafilassi.
Una segnalazione si riferiva a una donna anziana affetta da Alzheimer.
Le convulsioni sono comparse dopo nove giorni di terapia con Ceftriaxone in un caso ed entro 24 ore dalla somministrazione del farmaco nelle rimanenti cinque segnalazioni.
La neurotossicità indotta da cefalosporine, potenzialmente fatale, è generalmente reversibile con la sospensione del farmaco e richiede la sostituzione con un altro trattamento antibiotico. In alcuni casi potrebbe rendersi necessaria l’adozione di appropriate strategie di trattamento ( uso di antiepilettici in soggetti con stato epilettico, emodialisi in pazienti con insufficienza renale eccetera ).
La neurotossicità può essere evitata nei pazienti ad alto rischio tramite adeguati aggiustamenti di dosaggio e monitoraggio delle concentrazioni sieriche.
Fonte: Reazioni – AIFA, 2009
Link: MedicinaNews.it
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