Aumento della quota di ictus ischemici a patogenesi cardioembolica
Le malattie cerebrovascolari sono la seconda causa di morte e la terza causa di disabilità a livello mondiale oltre a essere responsabili di circa un decimo degli anni persi per morte prematura o disabilità ( disability-adjusted life years, DALY ).
Sono anche responsabili di un considerevole carico sociale per il paziente e per i familiari che lo assistono.
Con l’invecchiamento della popolazione è possibile prevedere nel tempo un incremento sia dell’incidenza totale dell’ictus, che rappresenta la manifestazione clinica di gran lunga più frequente, sia del carico sociale conseguente alla disabilità post ictus.
I cambiamenti demografici e la disponibilità di nuove strategie terapeutiche stanno anche modificando la distribuzione delle diverse eziologie dell’ictus ischemico ed emorragico.
Dati recenti hanno indicato che nelle ultime due decadi si è verificato nella popolazione caucasica e nei Paesi ad alto reddito un incremento della quota di ictus ischemici a patogenesi cardioembolica e una riduzione della quota dovuta ad aterosclerosi dei grossi vasi e a malattia dei piccoli vasi o lacunare.
È stata anche segnalata una diminuzione delle emorragie in sede tipica e un aumento di quelle in sede atipica ( soprattutto di quelle legate ad angiopatia amiloide ).
La riduzione del numero di casi di ictus ischemico causato da aterosclerosi dei grossi vasi sembra sia da attribuire alla maggior diffusione dei trattamenti preventivi con farmaci antipertensivi e con statine oltre che alla riduzione del fumo di sigaretta.
Il progressivo invecchiamento della popolazione, insieme con l’ancora limitato impiego degli anticoagulanti orali negli anziani, ha invece contribuito all’aumento degli ictus ischemici a patogenesi cardioembolica in gran parte dovuti alla fibrillazione atriale che è il più importante fattore di rischio cardioembolico età correlato.
È facile prevedere che in parallelo con l’incremento dell’aspettativa di vita vi sarà, negli anni a venire, un incremento della numerosità dei soggetti con fibrillazione atriale.
Per contrastare le conseguenze cardioemboliche di questa aritmia dovranno essere implementate le strategie terapeutiche correnti basate sull’impiego di farmaci anticoagulanti antagonisti della vitamina K e di farmaci anticoagulanti diretti o di nuova generazione, mentre per il controllo della funzione cardiaca saranno fondamentali i farmaci antiaritmici e gli interventi sullo stile di vita e sui fattori di rischio correlati. ( Xagena_2019 )
Fonte: Ministero della Salute, 2019
Xagena_Medicina_2019