Infarto miocardico: il Buproprione poco efficace per far smettere di fumare
Nello studio multicentrico ZESCA ( Zyban as an Effective Smoking Cessation Aid for Patients Following an Acute Coronary Syndrome ), il trattamento con Bupropione ( Zyban ) non è risultato efficace nel far smettere di fumare i pazienti ricoverati per un infarto miocardico acuto (IMA); più di due terzi, infatti, hanno ricominciato a fumare entro 12 mesi dall’evento.
Un paziente reduce da un infarto miocardico che continua a fumare ha un rischio di recidiva o di decesso più che raddoppiato rispetto a un soggetto che smette.
ZESCA è uno studio multicentrico, randomizzato e controllato con placebo, in doppio cieco, condotto su 392 pazienti ospedalizzati per un infarto miocardico acuto ( IMA ) che fumavano almeno 10 sigarette al giorno.
I pazienti sono stati trattati in un rapporto 1:1 con Bupropione a rilascio prolungato oppure con placebo per 9 settimane, e poi sono stati seguiti per 12 mesi.
L’età media dei pazienti era di circa 54 anni, l’83.5% erano uomini e circa il 65% aveva avuto un infarto con sopraslivellamento ST ( STEMI ). Inoltre, fumavano in media 23 sigarette al giorno da circa 33 anni.
Dopo 1 anno, i pazienti che avevano smesso di fumare sono risultati il 37.2% nel gruppo trattato con Bupropione e il 32.0% nel gruppo di controllo, una differenza non-significativa tra i due gruppi ( P=0.33 ).
Gli eventi avversi gravi sono stati rari e ben bilanciati nei due gruppi. In particolare, la percentuale di eventi avversi cardiaci maggiori ( MACE ) è stata del 13% nel gruppo in trattamento attivo e 11% nel gruppo di cotnrollo ( P = 0.64 ).
Nello studio ZESCA, in media, i pazienti di entrambi i gruppi hanno fatto alcune sedute di counseling comportamentale per un totale in media di circa 40 minuti.
Secondo i ricercatori, lo standard di cura per la gestione dei pazienti dopo un infarto miocardico dovrebbe includere non solo il controllo della pressione arteriosa e del profilo lipidico, ma anche cessare l'abitudine tabagica. ( Xagena_2013 )
Fonte: Journal of the American College of Cardiology, 2013
Xagena_Medicina_2013