Post-infarto miocardico acuto: predizione di gravi eventi aritmici nei pazienti con funzione ventricolare sinistra depressa
Ricercatori dello studio CARISMA ( Cardiac Arrhythmias and Risk Stratification after Acute Myocardial Infarction ) hanno esaminato la capacità dei test di stratificazione del rischio di predire gravi eventi aritmici dopo infarto miocardico acuto ( IMA ) nei pazienti con ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra ( FEVS minore o uguale a 40% ).
Uno screening su 5.869 pazienti consecutivi ha permesso di identificare 312 pazienti, di età media 65 anni, con un valore medio di FEVS del 31%.
L’endpoint primario dello studio era rappresentato dalla fibrillazione ventricolare documentata all’ECG o la tachicardia ventricolare sostenuta sintomatica.
Nel corso del periodo di follow-up di 2 anni, sono stati riscontrati 25 endpoint primari ( 8% ).
I più forti predittori dell’endpoint primario sono risultate le misurazioni della variabilità della frequenza cardiaca, ad esempio l’hazard ratio ( HR ) per la ridotta componente a frequenza molto bassa ( inferiore a 5.7 ln ms2 ) aggiustata per le variabili cliniche è stato pari a 7 ( p<0.001 ).
Anche l’induzione di tachicardia ventricolare monomorfa sostenuta durante PES ( stimolazione elettrica programmata ) ( HR aggiustato = 4.8; p=0.003 ) era in grado di predire l’endpoint primario.
In conclusione, le aritmie fatali o quasi-fatali possono essere predette da molti metodi di stratificazione del rischio, soprattutto dalla variabilità della frequenza cardiaca, nei pazienti con FEVS ridotta dopo infarto miocardico acuto. ( Xagena_2009 )
Huikuri HV et al, Eur Heart J 2009; 30: 689-698
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