Le catene leggere libere circolanti nella diagnosi di amiloidosi AL
La diagnosi di amiloidosi richiede la dimostrazione dei depositi di amiloide nella biopsia di un organo coinvolto o, come accade più spesso, di una sede più facilmente accessibile, che può risparmiare al paziente una biopsia più invasiva, come il grasso periombelicale, una ghiandola salivare minore labiale o il retto.
Poiché le manifestazioni cliniche dei vari tipi di amiloidosi sistemica sono simili, mentre le terapie sono del tutto diverse, per evitare errori catastrofici è necessario individuare in modo inequivocabile la proteina che forma i depositi di amiloide, nel caso dell’amiloidosi AL dimostrando quindi che le fibrille sono costituite da una catena leggera immunoglobulinica.
Le normali tecniche immunoistochimiche sono affidabili soltanto quando eseguite con anticorpi prodotti appositamente presso centri di riferimento.
L’analisi dei depositi con metodi immunoistochimici ultrastrutturali o con tecniche di proteomica, l’attuale metodo di riferimento, garantisce un’eccellente specificità diagnostica.
Nell’amiloidosi AL, il passo successivo è individuare la catena leggera monoclonale che causa la malattia.
In considerazione delle piccole dimensioni del clone plasmacellulare amiloidogenico ( infiltrato plasmacellulare midollare mediamente del 7%-10% ) e del fatto che soltanto in circa la metà dei casi esso produce un’immunoglobulina completa, l’individuazione della componente monoclonale amiloidogenica è molto spesso difficile e richiede la combinazione di diverse tecniche ad alta sensibilità.
Ricercatori, tra cui quelli della Mayo Clinic di Rochester hanno studiato la sensibilità diagnostica di diversi metodi di rilevazione delle componenti monoclonali nell’amiloidosi AL.
Entrambi i gruppi hanno dimostrato che per garantire la massima sensibilità diagnostica è necessario combinare l’immunofissazione del siero e delle urine e la quantificazione delle catene leggere libere circolanti ( FLC ). Questo è indispensabile per ridurre al minimo il numero di pazienti con diagnosi sbagliata o tardiva, cosa che ha un costo inaccettabile nel caso dell’amiloidosi AL, una malattia rapidamente progressiva in cui l’inizio precoce di una terapia efficace può cambiare radicalmente la prognosi.
Questo approccio è diverso dalla prassi seguita nella diagnostica del mieloma multiplo, in cui la combinazione di elettroforesi e immunofissazione del siero e quantificazione delle catene leggere libere circolanti ha una sensibilità diagnostica del 100% e permetterebbe di non esaminare le urine.
Recentemente, si è reso disponibile un nuovo saggio per la determinazione immunonefelometrica delle catene leggere libere circolanti basato su anticorpi monoclonali, invece che su anticorpi policlonali, usati nell’unico saggio disponibile negli ultimi dieci anni.
E' stata valutata la sensibilità diagnostica di questo nuovo metodo in 353 pazienti con amiloidosi AL.
Anche se la concordanza tra i due metodi non è stata ottimale ed è emerso che i due sistemi non sono intercambiabili, la sensibilità diagnostica non era significativamente diversa ( 82% per il metodo monoclonale, 84% per quello policlonale, 98% per qualunque dei due metodi FLC in combinazione con l’immunofissazione del siero e delle urine ). ( Xagena_2013 )
Fonte: Biochimica clinica, 2013
Xagena_Medicina_2013