Trapianto di rene: Everolimus riduce in modo significativo le infezioni virali
Nel corso del Congresso ESOT ( European Society of Organ Transplantation ), che si è tenuto a Barcellona ( Spagna ), sono stati presentati i nuovi dati di fase IV che hanno confermato l’elevata efficacia del regime a base di Everolimus ( Certican ) nei pazienti sottoposti a trapianto di rene, in associazione a una ridotta esposizione all’inibitore della calcineurina ( CNI ).
Lo studio ha messo a confronto Everolimus in associazione a una esposizione ridotta di inibitore della calcineurina verso Acido Micofenolico ( MPA ) con esposizione standard all’inibitore della calcineurina.
Gli inibitori della calcineurina sono noti per il loro potenziale nefrotossico e possono determinare nel lungo termine complicanze cardiovascolari o lo sviluppo di neoplasie maligne.
I dati clinici dimostrano che, a causa delle complicanze dovute agli inibitori della calcineurina, solo il 50% dei pazienti sottoposti a trapianto renale sopravvive più di 10 anni dopo l’intervento.
Esiste un bisogno per i pazienti trapiantati di regimi terapeutici alternativi, che supportino la funzionalità a lungo termine dell’organo, minimizzando al tempo stesso gli effetti indesiderati, incluse le infezioni virali, come osservato con l’attuale standard terapeutico.
I risultati dello studio TRANSFORM hanno dimostrato che con un regime a base di Everolimus è possibile ottenere una esposizione molto più bassa agli inibitori della calcineurina, nefrotossici, mantenendo una elevata efficacia e consentendo una riduzione delle infezioni virali.
Lo studio TRANSFORM ha valutato l’evoluzione della funzionalità renale nel tempo, dimostrando che il regime basato su Everolimus, in associazione a una esposizione ridotta di inibitore della calcineurina, non solo mantiene la funzionalità renale, ma riduce anche in modo significativo le infezioni virali, come quelle da citomegalovirus ( 3.5% con Everolimus versus 12.5% con Acido Micofenolico ) e da virus BK ( 3.9% con Everolimus versus 7.2% con MPA ).
Lo studio TRANSFORM ha raggiunto il suo endpoint primario al dodicesimo mese, dimostrando che il tasso di incidenza del rigetto acuto trattato e comprovato da biopsia ( tBPAR, treated biopsy-proven acute rejection ) è risultato simile nei due gruppi di trattamento, così come la percentuale di pazienti con funzionalità del trapianto, calcolata sulla base della filtrazione glomerulare ( eGFR ), inferiore a 50 ml/min.
Lo studio ha raggiunto anche il suo endpoint secondario di non-inferiorità dell’endpoint composito di tBPAR, perdita dell’organo e morte.
Nel complesso, nel regime con Everolimus si è osservata una tendenza a una migliore sopravvivenza del paziente ( 98.4% con Everolimus versus 97.4% con MPA ).
Lo studio TRANSFORM ha riguardato oltre 2000 pazienti sottoposti a trapianto di rene, arruolati in 195 Centri in 42 Paesi.
È la prima volta che uno studio combina l’esito del rigetto ( tBPAR ) con un eGFR in un unico endpoint primario composito clinicamente rilevante. ( Xagena_2017 )
Fonte: Novartis, 2017
Xagena_Medicina_2017