Stimolazione cerebrale profonda nei pazienti con gravi malattie neurologiche
La stimolazione cerebrale profonda ( DBS, Deep Brain Stimulation ) è una tecnica di intervento che trova indicazione nei pazienti con gravi malattie neurologiche.
La stimolazione cerebrale profonda è in grado di fornire benefici clinici nei pazienti con malattia di Parkinson, tremore essenziale, distonia, dolore cronico ( alcune forme ), disturbi ossessivi-compulsivi e depressione maggiore.
La stimolazione cerebrale profonda, essendo un trattamento invasivo, non è mai indicata come prima cura; l’indicazione all’intervento viene posta quando la terapia con farmaci, di solito dopo molti anni, diventa inefficace o gravata da molti effetti collaterali.
Questo intervento è indicato nelle gravi forme di: malattia di Parkinson, distonia, tremore, sindrome di Tourette.
L'intervento può essere impiegato solo nel 10% dei pazienti con grave malattia di Parkinson, quando le fluttuazioni motorie e discinesie non vengono più mantenute sotto controllo farmacologico; i pazienti non devono avere più di 70 anni e non devono presentare altri importanti problemi di salute.
I pazienti da sottoporre all'intervento devono in ogni caso rispondere positivamente alla cura farmacologica ( Levodopa ) della malattia di Parkinson.
Prima di effettuare il trattamento il paziente viene sottoposto a valutazioni congiunte da parte del neurochirurgo e del neurologo quali lo stato mentale, le attività che si svolgono quotidianamente, le funzioni motorie, le possibili complicazioni che possono insorgere con il trattamento, lo stadio e la progressione della malattia.
Viene, inoltre, valutato il tremore, la rigidità, l'acinesia e i disturbi dell'equilibrio.
Inoltre, il paziente viene preventivamente sottoposto a specifici esami clinici: esami ematologici, elettrocardiogramma ( ECG ) e soprattutto risonanza magnetica dell'encefalo.
La stimolazione cerebrale profonda consiste nell'inserimento di un elettrodo in una zona specifica del cervello, collegato a un neurostimolatore ( una sorta di pacemaker ) posto nella zona superiore del torace o nell’addome.
Il pacemaker invia impulsi elettrici al cervello, finalizzati a ridurre i sintomi della patologia specifica. In funzione esattamente del tipo di patologia, il neurochirurgo deciderà in che area del cervello posizionare l'elettrodo.
L'elettrocatetere è impiantato nel nucleo subtalamico nel caso della malattia di Parkinson, nel nucleo ventrale intermedio se è usato per alleviare il tremore essenziale e nel nucleo del globo pallido per le distonie: stimolando i vari nuclei si bloccano i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti delle malattie.
Il sistema DBS è composto da: un elettrocatetere, un cavo sottile che è composto all'estremità da elettrodi ed è impiantato nell'area del cervello interessata tramite un piccolo foro nel cranio; una estensione: un filo che parte dal cranio fino alla zona superiore del torace e collega l'elettrocatetere al neurostimolatore; un neurostimolatore ( pacemaker ): un dispositivo con componenti elettronici, grazie al quale può funzionare, e la batteria che da energia. Questo apparecchio è posto sotto la pelle del torace o dell’addome e produce gli impulsi elettrici per la stimolazione.
Il trattamento può essere distinto in due fasi:
a) inizialmente viene effettuata al paziente un'anestesia locale nella zona del cuoio capelluto dove vengono poi posizionati gli elettrocateteri: per determinare, in modo preciso, l'area specifica all'intervento, il neurochirurgo si avvale delle immagini e del casco stereotassico che viene fissato al cranio con delle viti:
b) successivamente, l'operazione viene svolta con il paziente in anestesia generale: viene impiantato il neurostimolatore nell'area dell'addome o del torace e si collegano gli elettrocateteri a un cavo sottile di prolunga posizionato sotto la pelle.
Una volta terminato l'intervento, il paziente dovrà restare 3-4 giorni in ospedale per osservazione; dopo alcune settimane verrà programmato il sistema DBS in base alle esigenze cliniche del paziente.
Una volta attivato, il neurostimolatore resta sempre accesso. Quando la batteria si scarica ( di solito dopo 4-5 anni, ma il tempo dipende dall’intensità della stimolazione ) viene effettuato un piccolo intervento chirurgico di sostituzione della batteria.
In alcuni pazienti è possibile utilizzate uno stimolatore ricaricabile la cui durata è molto più lunga.
I rischi correlati alla stimolazione cerebrale profonda sono bassi e, in particolare, possono essere: emorragia intracranica ( 1% ), infezione del dispositivo, convulsioni.
Gli effetti collaterali che il paziente può riscontrare in seguito alla stimolazione sono: apatia, allucinazioni, gioco d'azzardo compulsivo, ipersessualità, disfunzione cognitiva e depressione, disartria, parestesie.
Il trattamento può essere reversibile: infatti il sistema DBS può essere spento in qualsiasi momento.
La maggior parte dei pazienti non percepisce la stimolazione, in rari casi, invece, si può provare un senso di formicolio, parestesie nel momento in cui il dispositivo viene acceso.
La stimolazione cerebrale profonda non comporta la guarigione dalla malattia neurologica, ma permette di ridurre i sintomi. ( Xagena_2016 )
Fonte: Fondazione Poliambulanza, 2016
Xagena_Medicina_2016