Immunoterapia combinata: attività promettente di Nivolumab associato a Ipilimumab nei pazienti con tumore colorettale metastatico
Nel corso del Congresso dell'ASCO ( American Society of Clinical Oncology ) sono stati presentati i risultati di una analisi ad interim dello studio CheckMate -142, di fase II, con più coorti, che ha valutato Nivolumab ( Opdivo ) in monoterapia o in combinazione con Ipilimumab ( Yervoy ) nel trattamento dei pazienti con tumore del colon-retto metastatico positivi ai biomarcatori dMMR ( DNA mismatch repair deficient ) o MSI-H ( microsatellite instability-high ).
I risultati della coorte di combinazione Nivolumab e Ipilimumab hanno riguardato 84 pazienti che hanno ricevuto la prima dose almeno 6 mesi prima dell’analisi.
L’endpoint primario, rappresentato dal tasso di risposta obiettiva ( ORR ) valutato dallo sperimentatore, è risultato pari al 54.8%.
Le risposte si sono mantenute fino a 15.9 mesi e l’85% di queste erano in atto al momento della valutazione; la durata mediana della risposta non è stata ancora raggiunta.
Il tasso di sopravvivenza globale ( OS ) a 9 mesi è risultato pari all’87.6% e quello della sopravvivenza globale mediana non è stato raggiunto al momento dell’analisi.
Nel gruppo trattato con la combinazione Nivolumab e Ipilimumab, il 28.6% dei pazienti ha presentato eventi avversi di grado 3-4 correlati al trattamento.
Questi dati dell’analisi ad interim hanno mostrato il potenziale della combinazione immuno-oncologica in questa forma avanzata di tumore del colon-retto.
Il dMMR si verifica quando le proteine che riparano gli errori nella duplicazione del DNA mancano o non sono funzionanti, che porta a tumori MSI-H in certe forme di cancro, compreso quello del colon-retto.
Circa il 5% dei pazienti con tumore del colon-retto metastatico presentano biomarcatori dMMR o MSI-H e, questi pazienti traggano meno vantaggio dalla chemioterapia convenzionale rispetto ai pazienti che presentano un efficiente sistema di riparazione del DNA.
Il tumore del colon-retto è il più frequente con circa 52.400 nuovi casi stimati in Italia nel 2016 e 427mila persone vivono dopo la diagnosi.
I trattamenti attuali per la fase avanzata si basano sull’integrazione di farmaci chemioterapici con le terapie biologiche e in alcuni casi con la chirurgia. ( Xagena_2017 )
Fonte: BMS, 2017
Xagena_Medicina_2017