Osteoncologia: bloccare la trasformazione di micrometastasi scheletriche da silenti a sintomatiche
La malattia oncologica e le terapie antitumorali sono responsabili della modificazione del metabolismo osseo. La presa in carico del paziente è importante anche alla luce delle nuove scoperte che vedono nell’alterazione dell’osso del paziente oncologico una nicchia pre-metastatica.
La neoplasia e l’utilizzo di terapie antitumorali, come l’ormonoterapia e le chemioterapie, possono causare perdita di massa ossea, riduzione della resistenza e conseguente aumento di fratture sia nella donna sia nell’uomo, anche in assenza di traumi.
Si stima che nel 2016 in Italia verranno diagnosticati oltre 365.000 nuovi casi di tumore maligno ( dati AIRTUM ).
Le due neoplasie più frequenti, il tumore della prostata negli uomini e quello della mammella nelle donne, per il tipo di trattamento chemioterapico ed ormonale cui vengono sottoposti sono quelle più a rischio di osteopenia / ostepoporosi.
Il 53% degli uomini con cancro della prostata soffre di osteoporosi.
Considerando che in Italia ci sono circa 400.000 pazienti con carcinoma della prostata, risulta che oltre 200.000 uomini sono colpiti da danno osseo legato al trattamento antiormonale.
Circa 700.000 donne che hanno avuto un carcinoma della mammella sono lungo sopravviventi, e potenzialmente colpite da danno osseo legato ai trattamenti ricevuti.
Le donne con tumore alla mammella hanno, inoltre, un rischio di frattura di circa il 31% più alto rispetto alle donne sane.
Inoltre, le modificazioni del riassorbimento osseo, nei pazienti oncologici, possono predisporre all’insorgenza di metastasi scheletriche, determinando quella che si definisce nicchia pre-metastatica.
Recenti studi hanno fornito nuove interpretazioni in tema di sopravvivenza, espansione, invasività e quiescenza della cellula neoplastica.
Sopratutto per quanto riguarda il tumore del seno, è di osservazione clinica non rara la comparsa di metastasi osteo-midollari dopo decenni ( 5-25 anni ) dalla diagnosi iniziale, il che fa pensare a una lunga sopravvivenza di cellule cancerose, di tipo staminale, disseminate in una fase precoce di malattia. Le cellule cancerose disseminate formano una nicchia osteo-midollare.
Queste cellule tumorali dormienti godono di un vantaggio di sopravvivenza, essendo resistenti alle chemioterapie, efficaci limitatamente a un target di cellule proliferanti.
Inoltre questa sorta di nicchia protegge le cellule neoplastiche anche dall’attivazione della risposta immunitaria.
Scoprire tali meccanismi può aprire la strada a nuove terapie rivolte miratamente a contrastare il risveglio delle cellule inattive, e quindi il passaggio da micrometastasi silenti a macrometastasi sintomatiche. ( Xagena_2016 )
Fonte: IRE - Istituto Regina Elena di Roma, 2017
Xagena_Medicina_2016