Rebif meno efficace di MabCampathnella sclerosi multipla recidivante-remittente
Alemtuzumab ( MabCampath ), un anticorpo monoclonale umanizzato che ha come bersaglio la molecola CD52 sui linfociti e monociti, potrebbe rappresentare un trattamento efficace per la sclerosi multipla precoce.
Uno studio clinico di fase 2 randomizzato e in cieco ha coinvolto 334 pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente, nelle fasi iniziali e non trattati in precedenza. I partecipanti, con punteggio uguale o inferiore a 3.0 nella scala EDSS ( Expanded Disability Status Scale ) e una malattia presente da non più di 3 anni, sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere 44 microgrammi di Interferone beta-1a ( Rebif ) per via sottocutanea tre volte a settimana, oppure cicli annuali di Alemtuzumab ( 12 mg o 24 mg al giorno), per 36 mesi.
Il trattamento con Alemtuzumab è stato sospeso nel settembre 2005 dopo lo sviluppo di porpora trombocitopenica immune da parte di tre pazienti, uno dei quali è deceduto. Il trattamento con Interferone beta-1a è stato portato avanti per la durata dello studio.
Alemtuzumab ha ridotto in maniera significativa il tasso di accumulo continuo di disabilità se comparato con l’Interferone beta-1a ( 9,0% vs 26,2%; hazard ratio 0,29; P < 0,001 ) e il tasso annualizzato di ricorrenza ( 0,10 vs 0,36; hazard ratio 0,26; P < 0,001 ).
Il tasso medio di disabilità su una scala di 10 punti è migliorato di 0,39 punti nel gruppo Alemtuzumab ed è peggiorato di 0,38 punti nel gruppo Interferone beta-1a ( P < 0,001 ).
Nel gruppo Alemtuzumab, le lesioni ( visualizzate con risonanza magnetica pesata in T2 ) sono risultate ridotte rispetto a quelle del gruppo Interferone beta-1a ( P = 0,005 ).
Dal 12° al 36° mese, il volume del cervello ( visualizzato con risonanza magnetica pesata in T1 ) è aumentato nel gruppo Alemtuzumab, ma è diminuito nel gruppo Interferone beta-1a ( P = 0,02 ).
Tra gli eventi avversi comparsi nel gruppo Alemtuzumab, rispetto al gruppo Interferone beta-1°, sono stati riscontrati problemi autoimmuni ( disfunzioni tiroidee [ 23% vs 3% ] e porpora trombocitopenica immune [ 3% vs 1% ] ) e infezioni ( 66% vs 47% ).
Non sono state rilevate differenze significative nell’outcome ( esito ) tra le dosi di 12 mg e 24 mg di Alemtuzumab.
In conclusione nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente agli stadi iniziali Alemtuzumab è risultato più efficace dell’Interferone beta-1a, ma associato a fenomeni autoimmuni tra i quali la porpora trombocitopenica. ( Xagena_2008 )
CAMMS223 Trial Investigator, N Engl J Med 2008;359:1786-1801
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