Incontinenza urinaria negli adulti: farmaci adrenergici
I farmaci adrenergici sono stati utilizzati per il trattamento dell’incontinenza urinaria, tuttavia vengono in genere considerati inefficaci o legati a effetti collaterali che ne limitano l’utilizzo clinico.
Un gruppo di Ricercatori del Western General Hospital a Edimburgo in Gran Bretagna, ha compiuto una revisione della letteratura per determinare l’efficacia degli agonisti adrenergici nel trattamento dell’incontinenza urinaria negli adulti analizzando gli studi randomizzati e controllati condotti su adulti con incontinenza urinaria e che prevedevano l’uso di un farmaco agonista adrenergico in almeno un ramo dello studio.
Sono stati identificati 22 studi, la metà dei quali rappresentata da studi crossover.
Gli studi hanno riguardato 1099 donne di cui 673 in trattamento con un agonista adrenergico ( Fenilpropanolamina in 11 studi, Midodrina in 2, Norepinefrina in 3, Clenbuterolo in altri 3, Terbutalina in 1, Eskornade in 1, e Ro-115-1240 in 1 ).
Nessuno studio ha incluso uomini.
Le prove seppur limitate suggeriscono che un agonista adrenergico è superiore al placebo nel ridurre il numero di cambi di assorbenti e gli episodi di incontinenza e nel migliorare i sintomi soggettivi.
In 2 studi di piccole dimensioni, questi farmaci sono risultati anche superiori agli esercizi per i muscoli del pavimento pelvico, probabilmente come conseguenza di una maggiore accettazione del trattamento farmacologico da parte delle donne o forse per le differenze nei tassi di abbandono dei 2 gruppi di studio.
Le prove disponibili non sono risultate sufficienti per valutare l’uso di dosi più alte rispetto a dosi più basse di un agonista adrenergico o i meriti relativi di un agonista adrenergico rispetto agli estrogeni, utilizzati da soli o in combinazione.
Oltre un quarto delle donne è andata incontro a eventi avversi e sono stati osservati numeri simili di eventi avversi con adrenergici, placebo o trattamenti farmacologici alternativi.
Tuttavia, nel caso di eventi avversi legati a stimolazione adrenergica ( insonnia, agitazione e stimolazione vasomotoria ), questi sono risultati tanto gravi da causare l’interruzione del trattamento solo nel 4% delle donne.
In conclusione, esistono solo deboli prove che suggeriscono che l’uso di un agonista adrenergico sia meglio del placebo.
Non sono disponibili sufficienti prove per valutare gli effetti di agonisti adrenergici rispetto ad altri trattamenti o in combinazione con altri trattamenti.
Sono necessari ulteriori ampi studi per identificare i casi in cui un agonista adrenergico può essere utile.
I pazienti in trattamento con agonisti adrenergici potrebbero andare incontro a effetti collaterali minori che in alcuni casi li constringono ad abbandonare il trattamento.
Sono stati inoltre riportati effetti collaterali rari ma gravi come aritmie cardiache e ipertensione. ( Xagena_2009 )
Alhasso A et al, Cochrane Database Syst Rev 2005; (3): CD001842
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