Carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico: Pembrolizumab, un anticorpo anti-PD-1, migliora la sopravvivenza
I risultati aggiornati degli studi clinici KEYNOTE-045 e KEYNOTE-052 hanno confermato l’efficacia di Pembrolizumab ( Keytruda ) nel trattamento del carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico.
Questi dati, comprendenti i risultati aggiornati di sopravvivenza e le analisi dei biomarcatori, hanno dimostrato ulteriormente il potenziale di Pembrolizumab come terapia di seconda linea dopo fallimento del trattamento chemioterapico contenente Platino e in prima linea nei pazienti non eleggibili alla terapia contenente Cisplatino.
In particolare, nel trattamento di seconda linea, Pembrolizumab ha migliorato la sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia, con 10,3 mesi contro 7,4 mesi, e in prima linea, il farmaco ha fatto registrare un tasso di risposta obiettiva ( ORR ) del 29%.
Il prolungamento dell’efficacia e la stabilità del profilo di sicurezza con Pembrolizumab, osservate nel trattamento dei tumori uroteliali della vescica, sono notevoli e rafforzano il ruolo di Pembrolizumab come nuovo standard di cura.
La storia dei pazienti con carcinoma uroteliale metastatico sta per cambiare in modo importante. L’Autorità regolatoria statunitense ( FDA; Food and Drug Administration ) ha approvato Keytruda per il trattamento del carcinoma uroteliale metastatico dopo fallimento della chemioterapia contenente Platino ( in base ai risultati di KEYNOTE-045 ) e per il trattamento in prima linea di pazienti che, per particolari condizioni cliniche, non possono essere sottoposti a chemioterapia con Cisplatino ( KEYNOTE-052 ).
Negli ultimi 30 anni, nonostante gli sforzi della ricerca, nessuna terapia farmacologica è riuscita a migliorare la prognosi di questi pazienti.
Pembrolizumab è la prima molecola immunoterapica che ha mostrato in uno studio di fase III ( KEYNOTE-045 ) un vantaggio nella sopravvivenza statisticamente significativo in pazienti pretrattati con Platino.
Inoltre, è stato dimostrato un miglioramento statisticamente significativo nella qualità di vita dei pazienti trattati con Pembrolizumab rispetto alla chemioterapia.
Il principio attivo di Keytruda, Pembrolizumab, è un anticorpo monoclonale, ossia una proteina concepita per riconoscere e bloccare un recettore denominato PD-1.
Taluni tipi di cancro sono in grado di produrre una proteina ( PD-L1 ) che si lega al PD-1 per bloccare l’attività di determinate cellule del sistema immunitario, impedendo loro di attaccare il cancro. Bloccando il PD-1, Pembrolizumab impedisce al cancro di disattivare tali cellule immunitarie, aumentando così la capacità del sistema immunitario di distruggere le cellule del cancro stesso.
Gli effetti indesiderati di Pembrolizumab sono correlati soprattutto all’attività del sistema immunitario, che può provocare l’infiammazione di organi e tessuti corporei, e possono essere gravi, sebbene si risolvano per la maggior parte con un trattamento adeguato o con l’interruzione di Pembrolizumab.
Gli effetti indesiderati più comuni di Keytruda somministrato in monoterapia ( che possono riguardare più di 1 persona su 5 ) sono: stanchezza, nausea e diarrea.
Gli effetti indesiderati più gravi sono stati: reazioni immunitarie e reazioni gravi correlate all’infusione. ( Xagena_2017 )
Fonte: American Society of Clinical Oncology ( ASCO ) Meeting 2017
Xagena_Medicina_2017