Medicina
I dati dello studio di fase II, RESORT, che ha coinvolto 76 pazienti da 12 Centri italiani,
forniscono informazioni sulla strategia multidisciplinare integrata, cioè sull’impiego congiunto della chirurgia e della terapia farmacologica, nel carcinoma del rene in fase avanzata suscettibile di recidiva.
Lo studio è stato presentato da Giuseppe Procopio, responsabile dell’Oncologia Medica genitourinaria dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, al Congresso ASCO ( American Society of Clinical Oncology ).
Lo studio ha dimostrato che la rimozione delle metastasi seguita dal trattamento con un farmaco anti-angiogenico, Sorafenib ( Nexavar ), funziona in un sottogruppo specifico di pazienti.
I farmaci anti-angiogenici bloccano la formazione dei vasi sanguigni che alimentano il tumore.
RESORT è il primo studio indipendente che analizza l’integrazione della chirurgia con la terapia farmacologica.
Lo studio ha dimostrato che i pazienti candidabili ai diversi approcci vanno selezionati in base alle sedi e alla numerosità delle metastasi.
Nel trattamento della malattia avanzata si sta inoltre affermando anche il trattamento immunoterapico.
L’elevato profilo di tollerabilità dell’immunoterapia porta questa opzione a prevalere su altri tipi di cura.
In particolare, Nivolumab ( Opdivo ) è la prima molecola immuno-oncologica a dimostrare benefici in termini di sopravvivenza in pazienti precedentemente trattati: il 39% è vivo a 3 anni rispetto al 30% di quelli che hanno ricevuto terapia target.
Nel 2017 in Italia sono stati stimati 13.600 nuovi casi di tumore al rene ( 9.000 uomini e 4.600 donne ). ( Xagena )
Fonte: Congresso ASCO ( American Society of Clinical Oncology ), 2018
XagenaHeadlines2018