Medicina
Lo studio SHARP, coordinato da Jordi Bruix dell'Hepatology Service of Hospital Clinic – IDIBAPS a Barcellona, ha confrontato la sopravvivenza generale ed il tempo alla progressione dei sintomi tra i pazienti a cui era stato somministrato Sorafenib ( Nexavar ) per os, oppure placebo.
La sopravvivenza generale dei pazienti trattati con Sorafenib è risultata in media di 10,7 mesi contro i 7,9 mesi del placebo.
Sorafenib ha aumentato la sopravvivenza generale del 40% rispetto al placebo.
Non sono state osservate differenze significative riguardo agli effetti indesiderati gravi tra i 2 gruppi di pazienti.
Lo studio di fase III SHARP ( Sorafenib HCC-hepatocellular carcinoma Assessment Randomized Protocol ) ha preso avvio 5 anni fa ed ha coinvolto 602 pazienti di 110 centri negli Stati Uniti, Sud America, Europa, Australia e Nuova Zelanda.
Tutti i pazienti soffrivano di tumore epatico, forma avanzata, e non erano mai stati sottoposti a terapia.
Il carcinoma epatocellulare, noto anche come tumore epatico primario, è la forma più comune tra i tumori epatici.
In Spagna il carcinoma epatocellulare ha un'incidenza di 10-11 nuovi casi per 100.000 abitanti all'anno.
I pazienti maggiormente colpiti da carcinoma epatocellulare sono quelli che soffrono di cirrosi acuta causata da infezioni da virus dell’epatite B o C, o per eccessivo consumo di alcol.
Finora i pazienti con tumore epatico in fase iniziale potevano beneficiare di procedure come la resezione, il trapianto o l'ablazione.
Più del 60% dei casi di carcinoma epatico sono scoperti in fase avanzata, e la chemioembolizzazione è il solo trattamento disponibile.
Tuttavia, la chemioembolizzazione può essere applicata solo nel 15% dei casi.
Sorafenib è un inibitore multi-chinasi somministrato per os, in grado di bloccare la proliferazione delle cellule tumorali ed anche l'angiogenesi.
Fonte: ASCO Annual Meeting, 2007
XagenaHeadlines2007