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Fibrosi polmonare idiopatica: dati a lungo termine promettenti per Pirfenidone e Nintedanib


L'uso nel lungo periodo di Esbriet ( Pirfenidone ) per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica riduce il rischio di morte di quasi il 40%, secondo una analisi aggregata di dati clinici.

I dati combinati degli studi di fase III ASCEND e CAPACITY hanno mostrato una riduzione del 38% del rischio di mortalità nei pazienti con fibrosi polmonare idiopatica che hanno assunto Pirfenidone per un massimo di due anni rispetto al placebo, a fronte di una riduzione del rischio del 48% dopo un anno di trattamento.

Una ulteriore analisi ad hoc di dati aggregati ha anche mostrato che i pazienti ricoverati entro i primi sei mesi di trattamento hanno presentato un rischio di progressione della malattia o morte ridotto di oltre due terzi a 1 anno rimanendo in terapia con Pirfenidone.

I risultati sono particolarmente importanti visto che la prognosi per questi pazienti non è favorevole: metà dei pazienti con fibrosi polmonare idiopatica non riesce a sopravvivere a tre anni dopo la diagnosi, e il tasso di sopravvivenza a cinque anni è di circa il 20-40%.

Anche l’altro farmaco approvato per la fibrosi polmonare idiopatica Nintedanib ( Ofev ) ha dimostrato efficacia a lungo termine nel rallentare la progressione della malattia.

Secondo l'analisi ad interim dello studio di estensione INPULSIS-ON, l'effetto benefico del farmaco sulla funzione polmonare, misurata dal cambiamento della capacità vitale forzata ( FVC ) dal basale, si è mantenuta nel corso di due anni, e la sua tollerabilità è rimasta gestibile.

Inoltre, una nuova analisi di sottogruppo ha dimostrato che l'efficacia di Nintedanib non è influenzata dalla terapia concomitante comunemente usata dai pazienti con fibrosi polmonare idiopatica, come antiacidi e corticosteroidi. ( Xagena )

Fonte: European Respiratory Society ( ERS ), 2015

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