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Maggiore efficacia di Pembrolizumab in prima linea, sia in monoterapia che in combinazione con chemioterapia, nei pazienti con tumore polmonare avanzato


Pembrolizumab ( Keytruda ), un anti-PD-1, ha mostrato una maggiore efficacia in prima linea, sia in monoterapia che associato alla chemioterapia, nei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule, in fase avanzata.

I risultati degli studi KEYNOTE-024 e KEYNOTE-021 sono stati presentati all’Annual Meeting dell’ESMO ( European Society for Medical Oncology ), tenutosi a Copenaghen.

In particolare lo studio KEYNOTE-024 ha coinvolto 305 pazienti con tumore del polmone non-a-piccole cellule in fase avanzata, con espressione della proteina PD-L1 sulle cellule tumorali superiore o uguale al 50%, e ha evidenziato una sopravvivenza libera da progressione di 10.3 mesi nei pazienti trattati con Pembrolizumab rispetto a 6 mesi con la chemioterapia; la sopravvivenza globale a 6 mesi è stata dell’80.2% contro il 72.4%.
Il tasso di risposte si è rivelato essere più alto nei pazienti trattati con Pembrolizumab rispetto alla chemioterapia ( 44.8% vs 27.8%); la durata mediana della risposta con Pembrolizumab è stata più lunga e gli eventi avversi di ogni grado meno frequenti. Più significativi i risultati quando sono state analizzate le curve di sopravvivenza riferite ai pazienti selezionati in base alla maggiore espressione del biomarcatore PD-L1 sulle cellule tumorali.

Lo studio di fase II KEYNOTE-021, coorte G, che ha reclutato 123 pazienti con cancro polmonare metastatico non-squamoso in prima linea, ha mostrato un raddoppiamento della risposta tumorale e una riduzione del rischio di progressione o di morte del 47% con Pembrolizumab in combinazione alla chemioterapia ( Carboplatino in associazione a Pemetrexed ) rispetto alla sola chemioterapia, indipendentemente dal livello di espressione di PD-L1.
Lo studio ha raggiunto il suo obiettivo primario dimostrando un chiaro vantaggio in termini di risposta obiettiva. Anche sotto il profilo della tollerabilità, la combinazione con la chemioterapia non ha influito in modo significativo sull’incidenza degli eventi avversi. ( Xagena )

Fonte: Merck ( MSD ), 2016

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