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Opdivo ha ricevuto la designazione di terapia fortemente innovativa da parte della FDA per il carcinoma uroteliale in fase avanzata


L’FDA ( Food and Drug Administration ) ha concesso la designazione di Breakthrough Therapy ( terapia fortemente innovativa ) ad Opdivo ( Nivolumab ) per la potenziale indicazione di carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, non-operabile, che è progredito oppure dopo fallimento di un regime contenente Platino.
Per la designazione di Breakthrough Therapy, la società produttrice di Opdivo, BMS ( Bristol-Myers Squibb ), ha fornito i dati dello studio di fase 2 CA209-275 e altri dati che hanno valutato Nivolumab in questi pazienti affetti da cancro della vescica e sottoposti in precedenza a trattamento.

Nello studio CheckMate-032, Nivolumab in monoterapia ha mostrato un tasso di risposta complessiva ( ORR ) di quasi il 25% nei pazienti con carcinoma uroteliale metastatico.
La sopravvivenza mediana libera da progressione ( PFS ) è stata pari a 2.78 mesi e la sopravvivenza globale mediana ( OS ) è stata di 9.72 mesi.

Nei pazienti con tumore uroteliale metastatico, precedentemente trattati, per i quali non esiste uno standard di cura, i dati di CheckMate-032 hanno evidenziato una notevole attività clinica con Nivolumab, indipendentemente dalla espressione di PD-L1.

Hanno preso parte allo studio CheckMate-032 78 pazienti con carcinoma uroteliale della pelvi renale, uretere, vescica o uretra, localmente avanzato o metastatico.
I pazienti avevano presentato una recidiva entro 1 anno dal completamento del trattamento neoadiuvante o adiuvante a base di Platino, o progressione dopo almeno un regime a base di Platino per la malattia metastatica.

L'età media dei pazienti era di 65.5 anni ( range: 31-85 ) e il 69.2% era di sesso maschile.
Oltre la metà dei pazienti ( 53.8% ) aveva ricevuto due o tre regimi in precedenza; il 33.3% ne aveva ricevuto 1, e il 12.8% aveva ricevuto più di 3.
Tutti i pazienti avevano un performance status ECOG di 0 ( 53.8% ) o 1 ( 46.2% ).
I tassi di malattia metastatica al basale erano pari a 78.2%, 25.6% e 16.7%, rispettivamente, per metastasi viscerali, epatiche e linfonodali.

Come determinato dal kit Dako PD-L1 IHC 28-8 pharmDx, 67 pazienti presentavano espressione tumorale di PD-L1 misurabile.
Tra questi pazienti, il 62.7% aveva livelli di espressione di PD-L1 inferiore all'1%, mentre il 37.3% aveva livelli di espressione di PD-L1 di almeno l'1%.

I pazienti hanno ricevuto Nivolumab in monoterapia al dosaggio di 3 mg/kg per via endovenosa ogni due settimane.
I pazienti potevano continuare a ricevere Nivolumab anche nel corso della progressione della malattia solo se potevano trarne un beneficio clinico e la tossicità fosse gestibile.
Durante la progressione della malattia, i pazienti eleggibili hanno avuto la possibilità di ricevere Nivolumab combinato con Ipilimumab ( Yervoy ).

L'endpoint primario era il tasso di risposta globale. Gli endpoint secondari comprendevano la sopravvivenza libera da progressione, la sopravvivenza globale, la durata della risposta e la sicurezza.

A un follow-up minimo di 9 mesi, il numero medio di dosi ricevute era di 8.5 ( da 1 a 46 ), e il 23.1% dei pazienti era rimasto in trattamento con Nivolumab.
Il tasso di risposta obiettiva è stato del 24.4%, con un tasso di risposta completa del 6.4% e un tasso di risposta parziale del 17.9%.
Il tasso di sopravvivenza complessiva a 1 anno è stato del 45.6%.

Il tempo mediano alla risposta è stato di 1.48 mesi e la durata mediana della risposta non è stata ancora raggiunta.
I tassi di malattia stabile e in progressione sono stati, rispettivamente, pari a 28.2% e 38.5%.
Non è stato possibile determinare lo stato di risposta nel 9% dei pazienti.

Tra i pazienti con livelli di PD-L1 di almeno l'1%, il tasso di risposta obiettiva è stato del 24%.
I pazienti con espressione di PD-L1 inferiore all'1%, hanno presentato un tasso di risposta obiettiva del 26.2%.

I motivi principali che hanno portato all’interruzione di Opdivo erano: progressione della malattia ( 64.1% ), reazioni avverse non-correlate al trattamento ( 5.1% ), reazioni avverse correlate a Nivolumab ( 2.6% ), e richiesta del paziente ( 2.6% ).
Alla progressione della malattia, il 23.1% dei pazienti è passato ad assumere la terapia combinata con Nivolumab e Ipilimumab.

I più comuni effetti avversi correlati al trattamento per qualsiasi grado sono stati: affaticamento ( 36% ), prurito ( 30% ), aumento dei livelli delle lipasi ( 14% ), rash ( 18% ), nausea ( 13% ), artralgia ( 12% ) e anemia ( 10% ).
Il 22% dei pazienti ha presentato reazioni avverse di grado 3/4, elevati livelli di lipasi ( 5% ), affaticamento ( 3% ), rash ( 3% ) e nausea ( 1% ).
Ci sono stati due decessi correlati al trattamento, uno a causa di trombocitopenia e uno a causa di polmonite.

Opdivo, in precedenza, aveva ottenuto dall’FDA altre designazioni di terapia fortemente innovativa: carcinoma a cellule squamose del testa-collo ricorrente o metastatico preventivamente trattato; linfoma di Hodgkin dopo fallimento del trapianto di cellule staminali autologhe e di Brentuximab vedotin; melanoma avanzato precedentemente trattato; carcinoma polmonare non-a-piccole cellule non-squamoso precedentemente trattato; e carcinoma a cellule renali avanzato o metastatico precedentemente trattato.

Il carcinoma della vescica, che di solito ha insorgenza nelle cellule che rivestono l'interno della vescica, è il nono tumore più comunemente diagnosticato nel mondo, con una stima di 430.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno e più di 165.000 decessi all'anno.
Il carcinoma uroteliale è il tipo più comune di cancro della vescica, e rappresenta circa il 90% dei casi.
La maggior parte dei tumori della vescica sono diagnosticati in fase iniziale, ma i tassi di recidiva e di progressione sono alti e circa il 78% dei pazienti va incontro a una recidiva entro 5 anni.
I tassi di sopravvivenza variano in base allo stadio quando viene diagnosticato e al tipo di tumore. Per il carcinoma della vescica in stadio IV, il tasso di sopravvivenza a cinque anni è del 15%. ( Xagena )

Fonte: BMS, 2016

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