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Risultati misti per Spironolattone nello scompenso cardiaco con frazione di eiezione conservata


Sebbene gli antagonisti del recettore dei mineralcorticoidi, Spironolattone ( Aldactone ) e Eplerenone ( Inspra ), abbiano dimostrato di essere di beneficio nei pazienti con insufficienza cardiaca con frazione di eiezione del ventricolo sinistro ( FEVS ) ridotta, il loro ruolo nei pazienti con insufficienza cardiaca con frazione di eiezione preservata non era stato finora valutato.

I risultati dello studio Aldo-DHF ( Aldosterone Receptor Blockade in Diastolic Heart Failure ) hanno dimostrato che il miglioramento della funzione diastolica in questa popolazione di pazienti, non si è tradotto in benefici clinici.

Un totale di 422 pazienti con scompenso cardiaco di classe NYHA II o III, con frazione di eiezione ventricolare sinistra conservata, sono stati assegnati in modo casuale a Spironolattone oppure a placebo per un anno.

Rispetto al placebo, lo Spironolattone è risultato associato a un miglioramento del riempimento telediastolico del ventricolo sinistro, rimodellamento del ventricolo sinistro e attivazione neuroumorale.
Tuttavia, non sono state riscontrate differenze significative nella capacità di massimo esercizio fisico o nella qualità di vita tra i gruppi.

Lo Spironolattone è il primo farmaco a mostrare un miglioramento della funzione diastolica nei pazienti con scompenso cardiaco con frazione di eiezione preservata in uno studio randomizzato, in doppio cieco, placebo-controllato.

E’ stato ipotizzato che i risultati discordanti possono essere spiegati con la lieve sintomatologia e la modesta dilatazione dell’atrio sinistro e la bassa prevalenza di fibrillazione atriale tra i pazienti partecipanti allo studio.
E’ stato anche ipotizzato che i benefici clinici dello Spironolattone potrebbero anche richiedere più di un anno per diventare evidenti.

Secondo John Cleland e Pierpaolo Pellicori, in un editoriale di accompagnamento, i pazienti nello studio non presentavano una grave disfunzione cardiaca. ( Xagena )

Fonte: Journal of American Medical Association, 2013

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