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Sclerosi multipla: Ocrelizumab, un anticorpo monoclonale diretto contro le cellule B CD20+, è più efficace dell’Interferone beta-1a


Ocrelizumab, un anticorpo monoclonale umanizzato, ha mostrato di essere più efficace nella sclerosi multipla primariamente progressiva, rispetto a Interferone beta-1a ( Rebif ).

I dati degli studi di fase III, OPERA I e OPERA II, nelle persone con sclerosi multipla recidivante ha mostrato che Ocrelizumab è superiore all’Interferone beta-1a nel ridurre i tre principali marcatori di attività di malattia per un periodo di due anni.

Gli studi hanno mostrato una riduzione del 46% e del 47% nella percentuale annualizzata di recidiva, nonché una riduzione del rischio del 43% e del 37% nella progressione della disabilità per 12 settimane rispetto a Interferone beta-1a.

Dal punto di vista della sicurezza, la percentuale di pazienti che ha manifestato eventi avversi è risultata simile in entrambi i gruppi; il più comune evento avverso associato a Ocrelizumab era rappresentato dalle reazioni correlate all'infusione ( 34.3% versus 9.7% per Interferone beta-1a ).

Nello studio di fase III ORATORIO nelle persone con sclerosi multipla primariamente progressiva, una forma della malattia caratterizzata da costanti sintomi di peggioramento per i quali non esiste un trattamento approvato, Ocrelizumab ha ridotto in modo significativo la progressione della disabilità clinica del 24% per almeno 12 settimane ( endpoint primario ) e del 25% nell’arco di 24 settimane ( endpoint secondario ).

Ocrelizumab ha come bersaglio selettivo le cellule B positive per CD20.

Secondo Roche, la società produttrice, il fatto che Ocrelizumab abbia dimostrato di essere efficace in entrambe le forme di sclerosi multipla, sclerosi multipla recidivante e sclerosi multipla primariamente progressiva, avvalora l’ipotesi che le cellule B abbiano un ruolo patofisiologico centrale. ( Xagena )

Fonte: Roche, 2015

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