Osteoporosi in postmenopausa: terapia farmacologica


La terapia di base per la prevenzione e il trattamento dell’osteoporosi è rappresentata dall’assunzione di integratori a base di Calcio e di Vitamina-D. Alcune evidenze suggeriscono che gli integratori con Vitamina-D e Calcio possano avere un effetto positivo sulla densità minerale ossea, riducendo il rischio di fratture.
Nonostante queste evidenze, recenti studi clinici randomizzati non hanno però mostrato nessuna prova di riduzione del rischio di fratture ossee con l'assunzione di integratori di Calcio e di Vitamina-D.

Il Calcio assunto nei primi 5 anni di menopausa mostra un limitato effetto nel ridurre il rischio di frattura. Una meta-analisi ha dimostrato che l'effetto sulla riduzione del rischio di fratture ossee si ottiene somministrando una dose di Calcio maggiore di 1200 mg.

I bifosfonati per os sono generalmente considerati terapia di prima scelta per i pazienti con osteoporosi. Numerosi studi condotti nelle donne in post-menopausa con osteoporosi, hanno mostrato che questi farmaci determinano un miglioramento della densità ossea e di conseguenza la riduzione delle fratture ossee, comprese quelle delle vertebre, con una percentuale del 20-50% rispetto al placebo. L'uso dei bifosfonati viene però limitato dagli effetti indesiderati a carico dell'apparato gastrointestinale che si manifestano con dispepsia, dolore addominale, gastrite ed esofagite.

A causa della bassa biodisponibilità dei bifosfonati e per il fatto di provocare effetti indesiderati gastrointestinali che ne limitano l'utilizzo ad alte dosi, recentemente sono stati formulati bifosfonati da somministrare per via endovenosa, come trattamento alternativo all'osteoporosi post-menopausale. I bifosfonati per endovena presentano però lo svantaggio di essere più costosi rispetto alle formulazioni orali, e di provocare, a volte, sintomi di tipo influenzale e mialgia.

Altre terapie comprendono: terapia ormonale, Raloxifene, Calcitonina di salmone, Teriparatidee Ranelato di Stronzio.

Terapia ormonale

La terapia ormonale, che prevede la somministrazione di estrogeni in monoterapia o combinati ai progestinici, trova indicazione nella prevenzione dell'osteoporosi post-menopausale, anche se è più indicata per il trattamento dei sintomi menopausali, come, ad esempio, le alterazioni vasomotorie e l'atrofia vaginale. La terapia ormonale ha comunque mostrato efficienza nel ridurre il rischio di fratture dell'articolazione coxo-femorale e vertebrale con una percentuale del 30-40% rispetto al trattamento con placebo.

Risultati ottenuti da due studi clinici suggeriscono che ad una terapia ormonale a lungo termine può essere associato un maggior rischio di infarto miocardico ed eventi tromboembolici; mentre in uno studio condotto su pazienti che seguono una terapia combinata di estrogeni e progestinici si è potuto osservare un piccolo, ma significativo aumento del rischio di tumore al seno.

Raloxifene

Il Raloxifene ( Evista ), un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni ( SERM ) approvato per la prevenzione e il trattamento dell'osteoporosi post-menopausale, riduce del 30-50% il rischio di frattura alle vertebre, rispetto al placebo. Inoltre studi clinici hanno mostrato che il Raloxifene diminuisce il rischio di cancro al seno del 50-80% rispetto al placebo, percentuale simile a quella ottenuta con Tamoxifene.
Raloxifene ha mostrato inoltre un aumento significativo del rischio di eventi tromboembolici; in particolare, i risultati di uno studio hanno dimostrato un aumento dell'incidenza del 49% di eventi infartuali, rispetto al placebo.
Inoltre, il Raloxifene determina un aumento dell'incidenza di sintomi vasomotori, come vampate di calore e crampi alle gambe.
L'uso di Raloxifene non è quindi raccomandato per le pazienti con una storia pregressa di eventi tromboembolici e a rischio di infarto miocardico.
Considerando il fatto che non ci sono numerosi dati clinici che dimostrino la riduzione del rischio di frattura ossea e considerando gli importanti effetti collaterali correlati al sistema circolatorio, il Raloxifene è generalmente considerato terapia di seconda scelta per il trattamento delle donne in post-menopausa con osteoporosi.

Calcitonina di salmone

La Calcitonina di salmone ( Calcitonina Sandoz ) è stata approvata per il trattamento dell'osteoporosi post-menopausale, da somministrare per via intra-nasale. Alla dose di 200 UI/die, la Calcitonina di salmone riduce il rischio di frattura vertebrale del 33% rispetto al placebo.
Tuttavia non è stata osservata una significativa riduzione del rischio di frattura e un aumento della densità minerale ossea anche aumentando la dose di Calcitonina di salmone. Inoltre, la somministrazione intra-nasale di Calcitonina di salmone provoca un aumento dell'incidenza di casi di rinite.
Quindi l'uso di Calcitonina di salmone è riservato alle pazienti con bassa compliance per altri farmaci disponibili per il trattamento dell'osteoporosi postmenopausale.

Teriparatide

L'uso di Teriparatide ( Forsteo ), frammento attivo dell'ormone paratiroideo, somministrato quotidianamente per iniezione sottocutanea, stimola la formazione e il riassorbimento osseo, aumentando la densità minerale ossea, riducendo così il rischio di fratture vertebrali del 65-69%, e fratture non-vertebrali del 35-40% rispetto al placebo.
In uno studio comparativo con Alendronato, il Teriparatide ha determinato un maggiore aumento della densità minerale ossea della colonna vertebrale e una più bassa incidenza di fratture non-vertebrali. All'uso di Teriparatide sono associati eventi indesiderati come nausea, capogiri e crampi alle gambe.

Ranelato di Stronzio

Negli studi di fase II nelle donne con osteoporosi post-menopausale il Ranelato di Stronzio ( Osseor, Protelos ) alla dose di 2g/die ha dimostrato un aumento significativo della densità minerale ossea della colonna vertebrale a 12 e 24 mesi di trattamento, rispetto al placebo. Durante il secondo anno di trattamento con Ranelato di Stronzio, la proporzione di pazienti che hanno subito una frattura vertebrale si è ridotta del 44% rispetto al placebo.
Nei primi tre mesi di trattamento, è possibile osservare tra gli eventi indesiderati più frequenti nausea e diarrea che tendono a regredire nel tempo.
Analizzando le diverse terapie, i fattori che possono contribuire alla scarsa compliance e al non mantenimento della terapia per l’osteoporosi comprendono l’intolleranza al farmaco, la complessità del regime posologico, e la scarsa comprensione dei benefici e dei rischi associati al trattamento.

Terapie emergenti per l’osteoporosi post-menopausale sono rappresentate dai nuovi SERM ( Bazedoxifene, Lasofoxifene, Ospemifene, Arzoxifene ), e dal Denosumab ( prolia ). ( Xagena )


Fonte: Journal of Women’s Health, 2010