Sindromi coronariche acute: effetto della anemia su esito a breve e lungo termine nei pazienti ricoverati
L'anemia è comune nei pazienti cardiaci ospedalizzati ed è associata a esiti avversi.
Uno studio ha esaminato l'associazione dell'anemia con gli esiti precoci e a lungo termine nei pazienti con sindrome coronarica acuta.
Sono stati inclusi 5.304 pazienti consecutivi ( 73% uomini, in media 61 anni ) ricoverati in una Unità di cura coronarica dal 1985 al 2008 per sindrome coronarica acuta.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS ), l'anemia è stata definita come livelli sierici di emoglobina inferiori a 13 g/dl per gli uomini e inferiori a 12 g/dl per le donne.
L'anemia è stata divisa in terzili per confrontare anemia lieve, moderata e grave con la non-anemia.
Per le analisi dei trend la popolazione dello studio è stata classificata in 3 gruppi: dal 1985 al 1990, dal 1991 al 2000 e dal 2001 al 2008.
Le misure di esito sono state la mortalità per tutte le cause a 30 giorni e a 20 anni.
L'anemia era presente in 2.016 pazienti ( 38% ), di cui 655 avevano anemia lieve, 717 anemia moderata e 646 anemia grave.
Il follow-up medio ha avuto una durata di 10 anni ( da 2 a 25 ).
Rispetto alla non-anemia, gli hazard ratio ( HR ) per la mortalità a 30 giorni sono stati 1.40 per l'anemia moderata e 1.67 per l'anemia grave.
A 20 anni gli hazard ratio sono stati 1.13 per l'anemia moderata e 1.39 per l'anemia grave.
Inoltre, la sopravvivenza durante il ricovero è migliorata nel tempo.
Rispetto al 1985-1990 gli HR corretti sono stati 0.52 per il 1991-2000 e 0.36 per il 2001-2008.
In conclusione, la presenza e la gravità dell'anemia sono un importante predittore di mortalità più elevata in ambito ospedaliero e a lungo termine dopo sindrome coronarica acuta.
Inoltre, dal 1980 la prognosi in ospedale dei pazienti con sindrome coronarica acuta e anemia è migliorata. ( Xagena_2012 )
Younge JO et al, Am J Cardiol 2012; 109: 506-510
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