Fibrillazione atriale: efficacia e sicurezza di Dabigatran al dosaggio di 110 e di 150 mg superiore a Warfarin


Una analisi post hoc dello studio RE-LY ha mostrato che due diversi dosaggi di Dabigatran ( Pradaxa ), 110 mg e 150 mg, hanno mostrato di offrire un beneficio clinico netto rispetto a Warfarin ( Coumadin ) in pazienti con fibrillazione atriale, sia riguardo all’efficacia sia alla sicurezza.

I ricercatori avevano sviluppato un metodo per integrare gli eventi ischemici e i sanguinamenti, come equivalenti di ictus ischemico.

Entrambi i dosaggi sono risultati associati a una riduzione di circa un equivalente di ictus ischemico, rispetto a Warfarin ( P minore o uguale a 0.02 per entrambi i dosaggi ), senza alcuna differenza significativa tra i due dosaggi.

Il beneficio della dose più bassa è stato ottenuto grazie a una riduzione dei sanguinamenti, mentre il beneficio di quella più alta grazie a una riduzione degli ictus o delle embolie sistemiche.

La scoperta di un beneficio complessivo simile di Dabigatran 110 mg bid ( due volte al giorno ) e 150 mg bid rispetto a Warfarin potrebbe essere interpretato a sostegno dell’utilizzo di una delle due dosi di Dabigatran per la prevenzione dell'ictus nella fibrillazione atriale.
Tuttavia, questi risultati sono basati sul confronto tra gruppi e sull’assegnazione casuale del dosaggio, senza tener conto delle caratteristiche o delle preferenze del singolo paziente.
Questo giustifica la personalizzazione della scelta della dose.

Negli Stati Uniti il dosaggio più alto di Pradaxa è stato approvato dall'Agenzia regolatoria FDA ( Food and Drug Administration ) per la prevenzione dell’ictus nei pazienti con fibrillazione atriale, mentre il dosaggio più basso ( 75 mg ), che non è stato valutato nello studio RE-LY, è stato approvato per i pazienti con funzione renale compromessa.
Il dosaggio di Pradaxa di 110 mg è stato invece approvato dall'EMA ( European Medicines Agency ) nell'Unione Europea.

Lo studio RE-LY, che ha coinvolto pazienti con fibrillazione atriale e almeno un fattore di rischio di ictus, ha mostrato che Dabigatran 150 mg è superiore a Warfarin nel prevenire l’ictus o l’embolia sistemica e che 110 mg non sono inferiori all'antagonista della vitamina K, e associato a un minor rischio di gravi sanguinamenti.
Nel confronto tra i due dosaggi di dabigatran, quello più alto ha mostrato di ridurre maggiormente l’ictus ischemico, ma ha aumentato i sanguinamenti gravi, mentre i tassi di mortalità erano simili.

E' stata effettuata una analisi post-hoc di 18.113 pazienti dello studio RE-LY. I ricercatori hanno creato un nuovo endpoint, denominato equivalente di ictus ischemico, che ha pesato gli eventi ischemici e i sanguinamenti in base alla forza della loro associazione con la mortalità.
Gli eventi inclusi nell’endpoint erano ictus ischemico, embolia sistemica extracranica, ictus emorragico, emorragia subdurale, emorragia extracranica maggiore e infarto miocardico.

Nei dati combinati ottenuti da pazienti in terapia anticoagulante orale degli studi RE-LY ed ACTIVE, l'evento che ha mostrato l’associazione più forte con la mortalità è stato l’ictus emorragico ( hazard ratio, HR=26.92 ), seguito dall’ictus ischemico ( HR=8.33 ), dall’infarto miocardico ( HR=7.40 ), dall’emorragia subdurale ( HR=6.89 ), dall’emorragia extracranica ( HR=5.23 ), e dall’embolia sistemica ( HR=5.10 ).

Questi dati sono stati poi applicati allo studio RE-LY. L'analisi ha dimostrato che Dabigatran 110 mg era associato a una riduzione degli equivalenti di ictus ischemico pari a 0.92 per 100 anni-paziente ( IC 95%: -1.74 a -0.21; P = 0.02 ), mentre Dabigatran 150 mg la riduzione è stata pari a 1.08 per 100 anni-paziente ( IC 95%: -1.86 a -0.34; P = 0.01 ), rispetto al Warfarin. ( Xagena_2013 )

Fonte: Journal of the American College of Cardiology, 2013

Xagena_Medicina_2013