Funzionalità renale: effetti positivi di Dabigatran rispetto a Warfarin nei pazienti con fibrillazione atriale non-valvolare
Sono stati presentati i risultati di una sottoanalisi dello studio RE-LY, dai quali è emerso un più lento declino della funzionalità renale nei pazienti con fibrillazione atriale non-valvolare ( FANV ) in terapia con Dabigatran etexilato ( Pradaxa ), rispetto a Warfarin.
Il declino della funzionalità renale è una condizione naturale, parte del processo di invecchiamento o conseguente a ulteriori patologie concomitanti.
I dati presentati hanno mostrato che il trattamento a lungo termine con Dabigatran rispetto al Warfarin influisce in modo positivo nel tempo sulla funzionalità renale, rallentandone il fisiologico deterioramento.
I risultati dello studio sono di particolare valore soprattutto per i pazienti con fibrillazione atriale non-valvolare con concomitanti condizioni mediche che incidono negativamente sulla funzione renale, come il diabete mellito, e per i pazienti con scarso controllo della terapia con antagonisti della vitamina K.
I dati presentati derivano da una analisi esplorativa post hoc dello studio RE-LY, condotto su oltre 18.000 pazienti, in cui sono state confrontate le variazioni della funzionalità renale nei pazienti trattati con Warfarin o Dabigatran etexilato ( 110 mg o 150 mg due volte giorno ).
I risultati hanno indicato che la funzionalità renale è peggiorata maggiormente nei pazienti in terapia con Warfarin rispetto a quelli trattati con entrambi i dosaggi di Dabigatran.
I pazienti scarsamente controllati con Warfarin e che hanno trascorso un intervallo di tempo maggiore al di sopra del range terapeutico raccomandato ( INR 2-3 ) hanno registrato una flessione della funzione renale molto più marcata rispetto ai pazienti che assumevano Dabigatran.
I pazienti con diabete mellito, di solito a maggior rischio di problemi renali, hanno presentato una particolare sensibilità agli effetti del Warfarin e livelli di declino della funzionalità renale più alti rispetto ai pazienti non-diabetici con fibrillazione atriale non-valvolare.
Lo stesso si è verificato nei pazienti precedentemente trattati con Warfarin: anche in costoro, il trattamento con Dabigatran è risultato favorevole rispetto al Warfarin.
Sebbene l'esatto meccanismo alla base di questa differenza debba ancora essere identificato, sussiste un ben definito background fisiopatologico. E’ noto che la vitamina K ha un'azione protettiva nei confronti della calcificazione vascolare ( accumulo di depositi di calcio nei vasi sanguigni ).
L’anticoagulazione orale con antagonisti della vitamina K, come il Warfarin, che ne blocca le funzioni, è associata a un aumento del livello di calcificazione e danno vascolare.
Dabigatran è un inibitore orale diretto della trombina che non interferisce con la vitamina K, agendo in modo diverso per ridurre la coagulazione del sangue al fine di proteggere il paziente con fibrillazione atriale non-valvolare dal rischio d’ictus. ( Xagena_2014 )
Fonte: European Society of Cardiology ( ESC ) Meeting, 2014
Xagena_Medicina_2014