Sindrome di Brugada: identificazione della sincope ad alto rischio correlata a fibrillazione ventricolare


La sincope nei pazienti con sindrome di Brugada è di solito associata a tachiaritmia ventricolare, ma alcuni episodi di sincope possono essere correlati a disturbi autonomici.

Uno studio si è posto l’obiettivo di determinare le caratteristiche della sincope in modo da differenziare gli episodi ad alto rischio di sincope da eventi a basso rischio nei pazienti con sindrome di Brugada.

Sono stati studiati 84 pazienti con sindrome di Brugada di tipo 1 e sincope. I pazienti sono stati divisi in 2 gruppi: pazienti con prodromi ( gruppo prodromico, n=41 ) e pazienti senza prodromi ( gruppo non prodromico, n=43 ).

La fibrillazione ventricolare è stata documentata all’evento indice in 19 pazienti: 4 pazienti ( 21% ) con documentata fibrillazione ventricolare hanno presentato un prodromo prima dell'inizio della aritmia ventricolare, mentre 15 pazienti ( 79% ) non hanno avuto sintomi prima della insorgenza della fibrillazione ventricolare ( P inferiore a 0.01 ).

Ventisette pazienti nel gruppo prodromico e 7 pazienti nel gruppo non prodromico sono stati considerati avere una sincope correlata a disfunzione autonomica.
La sincope negli altri pazienti è stata definita come sincope inspiegata.

Durante il periodo osservazionale ( in media 48 mesi ), la sincope ricorrente dovuta alla fibrillazione ventricolare si è verificata in 13 pazienti tra i pazienti con solamente sincope inspiegata, ed è stata più frequente nel gruppo non prodromico ( n=10 ), rispetto al gruppo prodromico ( n=3 p=0.044 ).

All'analisi multivariata, la visione offuscata ( hazard ratio, HR=0.20 ) e la respirazione anomala ( HR=2.18 ) e il QRS frammentato ( HR=2.39 ) erano indipendentemente associati con il presentarsi di fibrillazione ventricolare.

In conclusione, la sincope con prodromo, soprattutto visione offuscata, è indice di una eziologia benigna della sincope nei pazienti con sindrome di Brugada. ( Xagena_2012 )

Take Y et al, Heart Rhythm 2012 ; 9: 752-759

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Cardio2012