Impiego delle cellule staminali nervose nel glioblastoma, il più diffuso e aggressivo tra i tumori al cervello


La neoplasia più maligna del sistema nervoso centrale è il glioblastoma, che in Italia colpisce oltre 7.000 persone ogni anno.

Uno studio dell’Istituto di chimica biomolecolare ( Icb-Cnr ) e dell’Istituto di Cibernetica ( Icib-Cnr ) del Consiglio nazionale delle ricerche in collaborazione con Endocannabinoid Research Group eil Max Delbruck Institute di Berlino e la Ludwig Maximilians University of Monaco di Baviera, ha dimostrato che le cellule staminali nervose ( dette progenitrici ), nei soggetti giovani, sono in grado di contrastare lo sviluppo del tumore, offrendo nuove prospettive di cura.
La ricerca è stata pubblicata su Nature Medicine.

Il glioblastoma ( glioblastoma multiforme o astrocitoma di grado IV ) è sicuramente il tumore del sistema nervoso centrale più diffuso e aggressivo, colpisce soprattutto le persone che hanno superato i 50 anni e ne invade velocemente il cervello, incidendo in maniera significativa sulla qualità e sulle speranze di vita.
La prognosi non è buona, varia da pochi mesi a un paio di anni al massimo.

Il cervello più giovane riesce a proteggersi dalla minaccia dei tumori grazie a una serie di strategie messe in atto dalle cellule staminali nervose. Queste, infatti, riescono a migrare verso le cellule tumorali di glioblastoma multiforme e a produrre specifici mediatori lipidici, gli endovanilloidi, in grado di indurre la morte programmata o apoptosi attivando i recettori dei vanilloidi, chiamati TRPV1, presenti in grandi quantità sulla superficie delle cellule tumorali.
Ciò spiegherebbe perché il tumore è quasi del tutto assente nei soggetti giovani, mentre è più frequente negli anziani, che hanno una produzione più bassa di cellule staminali nervose.
Con l'avanzare dell'età, l’incidenza del glioblastoma aumenta e parallelamente diminuisce il numero di tali cellule, deputate a migrare laddove è richiesta la produzione di nuovi neuroni o cellule gliali in caso di patologie neurologiche e psichiatriche.

I ricercatori hanno utilizzato un modello animale in grado di ricreare la stessa autodifesa nel cervello dei topi adulti, iniettando nel tumore un vanilloide sintetico chiamato Arvanil in grado di attivare TRPV1 e bloccare la crescita tumorale.
I recettori TRPV1 sono gli stessi della Capsaicina. ( Xagena_2012 )

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