La scoperta del ruolo della proteina PI3K-C2-alfa permetterà di massimizzare l’efficacia dei taxani, riducendo gli effetti collaterali e migliorando la qualità di vita delle donne con tumore alla mammella


È stata scoperta presso il Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino dal gruppo di ricerca di Emilio Hirsch, una proteina che permetterà di migliorare la terapia per il tumore alla mammella.
La proteina è denominata PI3K-C2.alfa.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cancer Cell.

Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 48.000 nuovi casi di tumore alla mammella. Questo tumore causa la morte di 1.000 donne all’anno solo in Piemonte.
Tra i farmaci più utilizzati per la cura di questo tumore sono i taxani, molecole che derivano dalle foglie dell’albero del tasso.
Nell’era della medicina di precisione, è di primaria importanza avere marcatori che possano aiutare nella scelta dell’agente chemioterapico più efficace per ogni paziente.

Lo studio ha permesso di identificare un nuovo marcatore, PI3K-C2-alfa, che permetterà di selezionare in maniera più accurata le pazienti a cui verranno somministrati i taxani.
E' stato dimostrato che la diminuzione di questa proteina nelle donne affette da carcinoma al seno aumenta la sensibilità a farmaci chemioterapici mirati alla cura dello stesso tumore.

La proteina PI3K-C2-alfa svolge un ruolo chiave nel controllo dei microtubuli, su cui i cromosomi si muovono quando la cellula si divide.

Nel tumore alla mammella, l’espressione della proteina PI3K-C2-alfa è ridotta in circa il 48% delle pazienti.
La diminuzione di questa proteina è la causa di un cattivo funzionamento dei microtubuli con conseguente aumento della sensibilità ai farmaci che interagiscono con i microtubuli, come appunto i taxani.

In conclusione, la scoperta del ruolo della proteina PI3K-C2-alfa permetterà di massimizzare l’efficacia delle attuali opzioni terapeutiche, riducendo gli effetti collaterali e migliorando la qualità di vita delle donne con tumore mammario. ( Xagena_2017 )

Fonte: Università di Torino, 2017

Xagena_Medicina_2017