Revisione sistematica e meta-analisi della letteratura riguardo alla terapia cellulare per l’arteriopatia periferica


L’ischemia critica degli arti inferiori rappresenta lo stadio terminale dell’arteriopatia periferica e si associa a un elevato rischio di amputazioni e mortalità nei pazienti non-suscettibili a procedure di rivascolarizzazione.
Questa condizione è particolarmente frequente nella popolazione diabetica e contribuisce frequentemente al quadro del piede diabetico ischemico.

E' stata effettuata una revisione sistematica della letteratura e una meta-analisi degli studi che hanno valutato l’efficacia e la sicurezza della terapia con cellule autologhe nell’ischemia critica degli arti inferiori non-suscettibile a rivascolarizzazione.

Sono stati analizzati 19 studi randomizzati controllati ( RCT, 837 pazienti ), 8 studi non-randomizzati ( 338 pazienti ) e 41 studi non-controllati ( 1177 pazienti ).

Le amputazioni maggiori sono state considerate l’endpoint primario.

L’analisi primaria condotta sugli studi randomizzati e controllati ha dimostrato che la terapia cellulare riduce significativamente il rischio di amputazioni del 37%, migliora la sopravvivenza libera da amputazioni del 18% ( sebbene la mortalità non risulti ridotta ) e incrementa il tasso di guarigione delle ulcere del 59%.
Inoltre, la terapia cellulare migliora significativamente l’ABI, la TcPO2 e riduce il dolore a riposo.

L’analisi secondaria su tutti gli studi controllati ( 1175 pazienti ) ha evidenziato che il numero di pazienti da trattare per prevenire una amputazione maggiore nel corso dei successivi 12 mesi era pari a 2.

L’analisi terziaria condotta su tutti gli studi ( 2332 pazienti ) ha valutato i cambiamenti rispetto al basale dei seguenti endpoint: ABI, TcPO2, dolore a riposo, distanza percorsa senza dolore.

Nelle sotto-analisi, la via di somministrazione intramuscolare sembrava essere più efficace rispetto a quella intra-arteriosa, e le cellule mononucleate raccolte dal sangue periferico dopo mobilizzazione ( PB-MNC ) sembravano più efficaci rispetto a quelle midollari ( BM MNC ) e mesenchimali ( BM-MSC ).

Le analisi di meta-regressione hanno evidenziato che il beneficio della terapia cellulare sull’endpoint primario era maggiore negli studi con una elevata prevalenza di diabete.

La terapia cellulare non è risultata associata a un incremento degli eventi avversi gravi.
E’ importante evidenziare che l’effetto della terapia cellulare su tutti gli endpoint perdeva di significatività quando l’analisi era ristretta ai soli studi ranomizzati e controllati verso placebo, e scompariva considerando i soli studi a basso rischio di bias.

In conclusione, sebbene questa meta-analisi metta in luce la necessità di ulteriori studi di elevata qualità, randomizzati e controllati verso placebo, il principio di equità potrebbe non essere assicurato, poiché la terapia cellulare ha il potenziale di modificare la storia naturale dell’ischemia critica degli arti inferiori non-rivascolarizzabile. ( Xagena_2015 )

Fadini GP et al, SID Società Italiana di Diabetologia, 2015

Xagena_Medicina_2015