Angioplastica più precisa ed efficace grazie alla tecnica Bent-Wire


La Bent-Wire, questo il nome della tecnica, che significa letteralmente filo piegato, è una soluzione per posizionare correttamente lo stent nelle lesioni ostiali, che si trovano cioè all’imbocco della coronaria, e nelle ostruzioni poste alla biforcazione delle arterie.
Il posizionamento dello stent in questi casi risulta molto difficoltoso, a causa delle oscillazioni che subisce il catetere dovute al flusso di sangue nell’aorta, la grande arteria che permette l’accesso alle coronarie. Per questo può capitare che lo stent venga collocato in una posizione imprecisa e che sia necessario introdurne un secondo.

Per ovviare a queste difficoltà, i cardiologi hanno pensato di associare al catetere destinato a introdurre lo stent nella coronaria un secondo filo guida, appositamente modificato e piegato, in modo che possa segnalare con precisione l’imbocco dell’arteria e fungere d’appoggio per il catetere.
Con questa idea semplice il cardiologo ha la certezza di collocare lo stent nella giusta posizione.

Le lesioni ostiali corrispondono al 4-5% di tutti i casi di ostruzione coronarica per cui occorre intervenire con l’angioplastica, la tecnica del palloncino dilatatore e il conseguente inserimento dello stent.
Poiché in Italia nel 2009 sono state eseguiti 135.000 interventi di angioplastica, si stima in oltre 5000 il numero dei pazienti che potrebbero venire trattati ogni anno per una lesione ostiale con la tecnica ideata da Alessandro Lualdi, dell’Unità Operativa di Cardiologia Invasiva 3 del Centro Cardiologico Monzino di Milano. A questi vanno poi aggiunti i casi di lesioni ostiali situate in arterie extracardiache, come le arterie renali o mesenteriche, che possono venire trattate anch’esse con gli stent.

Al Centro Cardiologico Monzino nel 2009 sono stati trattati con angioplastica coronarica 2000 pazienti, su un totale di 4000 procedure di cardiologia interventistica.
La mortalità nei casi di infarto miocardico acuto nel 2009 al Monzino è stata del 2.3%, una percentuale estremamente bassa rispetto agli standard mondiali, che si aggirano sul 4.5%.
Per quanto riguarda poi i pazienti in situazione di estrema criticità, per i quali il rischio di morte supera il 40%, il trattamento con angioplastica effettuato al Monzino dimezza la mortalità, che scende al 21%. ( Xagena_2010 )

Fonte: Centro Cardiologico Monzino di Milano, 2010

Cardio2010