Pregresso bypass aortocoronarico: risultati a breve e lungo termine della PTCA


In molti casi, per i pazienti con pregresso bypass aorto-coronarico che si sottopongono a rivascolarizzazione coronarica percutanea ( PTCA ), non è chiaro se il rapporto rischio-beneficio migliore risieda nell’effettuazione della PTCA sul graft venoso degenerato o sul vaso coronarico nativo corrispondente.

Uno studio ha esaminato 109 pazienti con pregresso bypass che hanno effettuato una procedura di PTCA nel Centro di Cardiologia Interventistica nel periodo 2002-2004.
I pazienti sono stati divisi in 3 gruppi: nel primo la PTCA è stata effettuata sul graft stenotico ( gruppo SVG; n=28 ), nel secondo è stata eseguita sul vaso nativo, pur in presenza di un SVG potenzialmente curabile ( gruppo nativo opzionale; n=25 ), nel terzo è stata eseguita obbligatoriamente sul circolo nativo a causa di occlusioni croniche del SVG o di presenza di malattia in segmenti non riceventi il graft ( gruppo nativo obbligatorio; n=56 ).

L’endpoint primario è stato il tasso a lungo termine degli eventi cardiaci maggiori ( MACE ), cioè il composito di morte, infarto del miocardio o rivascolarizzazione del vaso target.

L’incidenza di MACE a 1 mese è stata simile nei 3 gruppi ( rispettivamente, 9.1%, 0% e 5.7%, P=0.35 ). Dopo oltre 3 anni di follow-up, il tasso di MACE è stato del 54.5% vs 40.9 e 42.3% ( P=0.91 ), di mortalità del 22.7% vs 24% vs 13.5% ( P=0.44 ), e di rivascolarizzazione del vaso target nel 27.7% vs 8% vs 23.1% ( P=0.19 ).

Dallo studio è emerso che nei pazienti selezionati, già sottoposti a bypass aortocoronarico, l’intervento coronarico percutaneo ( PCI ) sui vasi coronarici nativi può essere l’approccio di scelta. ( Xagena_2010 )

D’Ascenzo F et al, Minerva Cardioangiologica 2010; 58: 291-299



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