Doppia terapia antipiastrinica, la durata del trattamento dipende dal tipo di stent medicato
La durata ottimale di una doppia terapia antipiastrinica ( DAPT ) potrebbe essere specifica in base allo stent e non vi sarebbe una chiara associazione tra potenza del dispositivo nell’impedire la formazione neointimale e grado di vulnerabilità in caso di DAPT di più breve durata.
E' stata effettuata una analisi predeterminata dello studio PRODIGY ( Prolonging Dual Antiplatelet Treatment After Grading Stent-Induced Intimal Hyperplasia Study ) con l’obiettivo di valutare gli esiti dispositivo-specifici della dottpia terapia antipiastrinica dopo applicazione di stent a eluizione di Everolimus ( EES ), Paclitaxel ( PES ), Zotarolimus ( ZES-S ) o a metallo nudo ( BMS ).
I risultati della analisi hanno messo in discussione le attuali raccomandazioni che avallano una netta distinzione tra stent a metallo nudo e stent a eluizione di farmaco riguardo la necessità di una doppia terapia antipiastrinica prolungata dopo l’impianto.
Inoltre, i dati hanno indicato che la durata minima di terapia con Clopidogrel ( Plavix ) potrebbe differire tra i vari stent medicati, indipendentemente dalla capacità del dispositivo di inibire la crescita intimale.
Un totale di 2013 pazienti sono stati assegnati in modo casuale all’impianto di stent a metallo nudo, stent medicato con Zotarolimus, stent medicato con Paclitaxel o stent medicato con Everolimus in uguali proporzioni.
Dopo 30 giorni, i pazienti assegnati a ogni gruppo sono stati sottoposti a una terapia con Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ) e Clopidogrel della durata di 6 oppure 24 mesi.
L’endpoint primario composito, costituito da mortalità, infarto miocardico o evento cerebrovascolare, non è apparso differenti tra i pazienti che hanno ricevuto un impianto di stent a metallo nudo ( hazard ratio, HR=0.89 ), stent a rilascio di Paclitaxel ( HR=0.74 ) o stent a rilascio di Everolimus ( HR=0.63 ) nei relativi gruppi DAPT, ad eccezione per i soggetti con impianto di stent a rilascio di Zotarolimus trattati con DAPT a lungo termine, in cui è risultato presente in modo significativamente maggiore rispetto a quelli in terapia a breve termine.
A un’analisi a 6 mesi, persisteva una certa eterogeneità per gli endpoint primari dello studio, ma anche per gli esiti clinici secondari, laddove pazienti con impianto di stent a rilascio di Paclitaxel hanno evidenziato un tasso più elevato di trombosi dello stent sicura / probabile / possibile.
Inoltre non è stata notata alcuna associazione, in termini assoluti o relativi, tra la potenza dello stent nell’inibire l’iperplasia intimale e una maggiore vulnerabilità a una terapia DAPT di più breve durata.
In conclusione, si è verificata una forte eterogeneità per ogni tipo di stent a rilascio di farmaco, in relazione all’incidenza di morte generale, infarto miocardico ed eventi cerebrovascolari, circa la necessità di una terapia prolungata con Clopidogrel dopo l’intervento.
I pazienti trattati con stent medicati con Zotarolimus hanno presentato endpoint primari e secondari migliori con DAPT a breve termine rispetto alla terapia prolungata a 24 mesi.
I pazienti con impianto di stent a rilascio di Paclitaxel hanno evidenziato una maggiore frequenza di eventi trombotici dello stent nel gruppo in terapia con Clopidogrel per 6 mesi a confronto di quello con trattamento prolungato. ( Xagena_2013 )
Fonte: European Heart Journal, 2013
Xagena_Medicina_2013