Migliori outcome quando i beta-bloccanti vengono assunti prima, durante, e dopo l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca
Un’analisi post-hoc dello studio ESCAPE ( Evaluation Study of Congestive Heart Failure and Pulmonary Artery Catheterization ) è giunta alla conclusione che i pazienti ospedalizzati per insufficienza cardiaca non compensata trattati con beta-bloccanti prima, durante e dopo l’ospedalizzazione presentano outcome ( esiti ) migliori.
Lo studio ha riguardato 432 pazienti.
Un totale di 268 pazienti era in trattamento con beta-bloccanti al momento del ricovero, ma durante l’ospedalizzazione 54 pazienti hanno interrotto il trattamento.
Su 263 pazienti che sono stati dimessi dall’ospedale, a 209 è stato prescritto un beta-bloccante.
I pazienti che prima dell’ospedalizzazione assumevano beta-bloccanti hanno presentato una minore permanenza in ospedale ( 7.9 versus 9.4 giorni; p = 0.01 ) e una minore mortalità a 6 mesi ( 16% versus 24%; p = 0.01 ) rispetto ai pazienti che non assumevano beta-bloccanti.
Sono stati messi a confronto anche i pazienti che erano in trattamento pre-ospedaliero con beta-bloccanti e che poi hanno continuato ad assumerli, con i pazienti che erano in terapia prima del ricovero e che durante la permanenza in ospedale hanno interrotto l’assunzione: i primi hanno presentato una più bassa percentuale di ospedalizzazione e morte a 6 mesi ( 59.8% versus 74.1%; p = 0.053 ).
A 6 mesi la percentuale di morte o di ospedalizzazione tra pazienti dimessi in terapia con beta-bloccanti ed i pazienti ai quali non era stato prescritto un beta-bloccante è stata del 59% e del 69% ( p = 0.048 ).
Lo studio presenta il limite di essere uno studio retrospettivo post-hoc. ( Xagena_2006 )
Fonte: Journal of American College of Cardiology, 2006
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