Pazienti con scompenso cardiaco di età superiore ai 75 anni: la terapia intensificata non migliora la sopravvivenza libera da ospedalizzazione per qualsiasi causa, rispetto alla terapia standard


Non è noto se la terapia intensificata dello scompenso cardiaco, guidata da NT-BNP, migliori l’outcome, rispetto alla terapia standard, guidata dai sintomi; inoltre è da chiarire se esiste differenza nella risposta tra i pazienti di età uguale o inferiore ai 75 anni ed i pazienti di età superiore ai 75 anni.

Allo studio TIME-CHF hanno preso parte 499 pazienti con insufficienza cardiaca sistolica ( frazione d’eiezione minore o uguale a 45% ), che sono stati assegnati in modo casuale ad una strategia terapeutica guidata da NT-BNP ( Peptide Natriuretico di tipo B N-Terminale ), o guidata dai sintomi, e stratificati in due gruppi in base all’età: pazienti di età superiore o uguale a 75 anni e pazienti di età compresa tra 60 e 74 anni.

Sono stati inseriti nello studio pazienti in classe NYHA maggiore o uguale a II, ospedalizzazione per insufficienza cardiaca entro 1 anno, e livelli di NT-BNP > 400 pg/ml ( 60-74 anni ) o > 800 pg/ml ( maggiore o uguale a 75 anni ).

E’ stata instaurata una terapia in accordo alle lineeguida, con l’obiettivo di ridurre i sintomi a NYHA II o classe inferiore, o addizionalmente a livelli di NT-BNP al di sotto dei livelli sopra menzionati.

L’endpoint primario era rappresentato dalla sopravvivenza libera da ricoveri ospedalieri per qualsiasi causa fino a 18 mesi, e la qualità di vita.
Gli endpoint secondari comprendevano la sopravvivenza e la sopravvivenza libera da ospedalizzazione per scompenso cardiaco.

Rispetto alla terapia standard, il trattamento intensificato non ha migliorato l’endpoint primario ( hazard ratio, HR=0.92; p=0.46 ), mentre ha migliorato la sopravvivenza libera da ospedalizzazione per scompenso cardiaco ( HR=0.66; p=0.008 ).

La terapia intensificata ha ridotto anche la mortalità totale ( HR=0.38; p=0.01 ) e ha migliorato la sopravvivenza libera da ospedalizzazione per insufficienza cardiaca ( HR=0.41; p=0.002 ) nei pazienti più giovani, ma non in quelli di età uguale a 75 anni o superiore.

Inoltre, la qualità di vita è migliorata di meno con la terapia intensificata, rispetto alla terapia standard, nei pazienti più anziani, nonostante riduzioni simili nei sintomi e nei livelli di BNP.

In conclusione, la terapia intensificata per lo scompenso cardiaco non produce miglioramenti degli outcome generali, rispetto al trattamento standard. Tuttavia migliora la sopravvivenza libera da ospedalizzazione per scompenso cardiaco e riduce la mortalità nei pazienti di età inferiore ai 75 anni, senza però beneficiare i pazienti più anziani. ( Xagena_2008 )

Fonte: ESC Congress 2008



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