Infarto miocardico periprocedurale: impatto di una singola alta dose di carico di Atorvastatina


L’Atorvastatina ( Torvast ), somministrata almeno 7 giorni prima dell’intervento coronarico percutaneo ( PCI ) riduce il tasso di infarto del miocardio periprocedurale, ma non è noto se una singola, alta ( 80 mg ) dose di carico di Atorvastatina sia in grado di ridurre tale tasso.

L’infarto miocardico periprocedurale è un’importante complicanza dell’intervento PCI.

I Ricercatori della Clinica Mediterranea di Napoli hanno compiuto uno studio; il giorno precedente all’intervento coronarico percutaneo elettivo, 668 pazienti naive alle statine sono stati assegnati in maniera casuale a 80 mg di Atorvastatina ( gruppo Atorvastatina; n=338 ) o a nessun trattamento statinico ( gruppo controllo; n=330 ).

L’isoenzima miocardico della creatinchinasi ( CK-MB ) ( limite superiore al normale, ULN=3.5 ng/ml ) e la troponina I cardiaca ( ULN=0.10 ng/ml ) sono stati valutati prima e dopo 6 e 12 ore dall’intervento.

L’infarto del miocardio periprocedurale è stato definito come un innalzamento di CK-MB superiore a 3 volte rispetto al limite superiore per la normalità, da solo o associato a dolore del petto o a anomalie nel segmento ST e nell’onda T.

L’incidenza di infarto periprocedurale è stata di 9.5% nel gruppo Atorvastatina e 15.8% nel gruppo controllo ( odds ratio, OR=0.56; p=0.014 ).

Il picco mediano di isoenzima miocardico della creatinchinasi dopo intervento coronarico percutaneo è stato pari a 2.10 ng/ml nel gruppo Atorvastatina e 3.20 ng/ml nel gruppo controllo ( p=0.014 ).

L’incidenza di innalzamento della troponina I cardiaca di oltre 3 volte rispetto al limite superiore per la normalità è stata di 26.6% nel gruppo Atorvastatina e 39.1% nel gruppo controllo ( OR=0.56; p<0.001 ).

In conclusione, una singola, alta dose ( 80 mg ) di carico di Atorvastatina somministrata entro 24 ore riduce l’incidenza di infarto del miocardio periprocedurale nell’intervento PCI elettivo. ( Xagena_2009 )

Briguori C et al, J Am Coll Cardiol 2009; 54: 2157-2163



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