La terapia per 5 anni con Agalsidasi alfa produce miglioramento dei parametri cardiovascolari nella malattia di Fabry


Uno studio osservazionale ha mostrato che la terapia di sostituzione enzimatica di lunga durata riduce la massa cardiaca, oltre a ridurre il dolore e migliorare la qualità di vita nei pazienti con malattia di Fabry.

La malattia di Fabry è un raro disordine da accumulo lisosomiale, causato da una deficienza dell’enzima alfa-galattosidasi A.
I pazienti, affetti da malattia di Fabry, sviluppano patologie renali e cardiovascolari.
Le complicanze cardiovascolari comprendono ipertrofia ventricolare sinistra e disfunzione diastolica, insufficienza cardiaca e aritmie.

Il FOS ( Fabry Outcome Survey ) è un database osservazionale riguardante i pazienti sottoposti a terapia di sostituzione enzimatica con Agalsidasi alfa.

Ricercatori del Royal Free Hospital di Londra ( Gran Bretagna ) hanno compiuto un’analisi su 692 pazienti presenti nel registro FOS.

E’ stato osservato che i pazienti con ipertrofia ventricolare sinistra al basale, trattati con Agalsidasi alfa per 5 anni, sono andati incontro a una riduzione dell’indice di massa ventricolare ( indice LVM ) da 71.4 a 64.1 g/m(2.7). La diminuzione dell’indice è avvenuta già al primo anno ( p<0.05 per entrambe le riduzioni ).
L’accorciamento frazionale centroparietale, che era leggermente anormale in questi pazienti al basale, è migliorato in modo significativo dopo 1, 2 e 3 anni di follow-up, del 2.6%, 1.9%, e 1.7%, rispettivamente.

Nei pazienti senza ipertrofia ventricolare sinistra al basale, l’indice LVM e l’accorciamento centroparietale è rimasto normale nel corso dei 5 anni, sebbene sia stato riscontrato un aumento significativo dell’accorciamento frazionale centroparietale a 1 e 2 anni del 2.2% e del 2.9%, rispettivamente, rispetto al basale.

Inoltre, il trattamento con Agalsidasi alfa ha ridotto il declino della velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ) e il dolore alla scala BPI ( Brief Pain Inventory ) e ha migliorato la qualità di vita. ( Xagena_2009 )

Fonte: The Lancet, 2009



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