Infarto miocardico: Pexelizumab non riduce la mortalità nei pazienti sottoposti ad angioplastica
Un farmaco sperimentale, Pexelizumab, ha fallito nel migliorare la morbidità o la mortalità, rispetto al trattamento standard, nei 30 giorni successivi ad un infarto miocardico e all’intervento coronarico percutaneo ( PCI ).
Lo studio APEX-AMI ( Assessment of PEXelizumab in Acute Myocardial Infarction ) ha riguardato 5.745 pazienti di età media 61 anni ( 77% uomini ), assegnati in modo casuale a ricevere Pexelizumab 2mg/kg in 10 minuti oppure placebo, prima di una procedura PCI, seguita da una dose per via endovenosa ( 0.05mg/kg per ora ) del farmaco o del placebo durante le successive 24 ore.
Entro 30 giorni, il 3.92% dei pazienti del gruppo placebo è deceduto contro il 4.06% nel gruppo Pexelizumab.
Il rischio a 30 giorni per l’end point composito ( morte, insufficienza cardiaca congestizia, shock ) è stato 9.19% nel gruppo placebo e 8.99% nel gruppo Pexelizumab.
Non è stata osservata alcuna evidenza di benefici nei sottogruppi basati su tempo, età, sesso, localizzazione dell’infarto miocardico e classe Killip. ( Xagena_2006 )
Fonte: American Heart Association – Scientific Sessions, 2006
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