Prevenzione della malattia coronarica in pazienti di diabete mellito: l’intervento PCI appare superiore alla rivascolarizzazione chirurgica


È stata riscontrata un’aumentata incidenza di eventi ricorrenti in seguito ad interventi percutanei coronarici ( PCI ) nei pazienti affetti da diabete mellito.

L’obiettivo dei cardiologi dell’Ospedale universitario Molinette di Torino, è stato quello di studiare la frequenza e la particolarità degli eventi cardiovascolari ricorrenti dopo intervento PCI in un gruppo di pazienti ad alto rischio affetti da diabete mellito, e di confrontare l’impatto di PCI ripetuti e/o della rivascolarizzazione chirurgica sulla necessità di ulteriori interventi coronarici durante un periodo di follow-up a lungo termine.

Un totale di 254 pazienti consecutivi affetti da diabete mellito sottoposti a PCI per malattia coronarica nota, sono stati seguiti a livello ambulatoriale, in media, per 39 mesi.

I valori finali registrati sono stati i seguenti: i vasi bersaglio dell’intervento di PCI ( target vessel PCI - TVR PCI ), i vasi bersaglio dell’intervento di rivascolarizzazione chirurgica ( target vessel surgical revascularizations - TVR CABG ), i vasi non interessati dall’intervento di riscascolarizzazione percutanea ( non target vessel percutaneous revascularization interventions - non TVR PCI ) e gli interventi di rivascolarizzazione non ripetuti ( no repeat revascularizations ).

Il 35% dei pazienti affetti da diabete mellito ( n=74 ), sottoposti a intervento coronarico percutaneo, hanno necessitato di un’ulteriore rivascolarizzazione, mentre il 17% ( n=10 ) ha necessitato di una procedura di rivascolarizzazione TVR ripetuta.
Le seconde procedure di rivascolarizzazione TVR si sono verificate in maniera simile in seguito al primo intervento di PCI ( 15% ) o di rivascolarizzazione chirurgica ( 17% ) su una lesione coronarica già trattata con PCI.

I pazienti sottoposti a rivascolarizzazione chirurgica TVR hanno mostrato una più alta probabilità di incorrere in un secondo intervento di PCI su vasi coronarici non precedentemente trattati ( P=0.003 ) rispetto ai pazienti sottoposti a PCI.

Lo studio ha evidenziato una protezione apparentemente superiore dell’intervento coronarico percutaneo, rispetto alla rivascolarizzazione chirurgica nella prevenzione della malattia coronarica. ( Xagena_2009 )

Anselmino M et al, Minerva Cardioangiologica 2009; 57: 151-157



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