Terapia con defibrillatore impiantabile nei pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa
Il defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ) rappresenta la terapia di scelta nei pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa nell’indicazione sia di prevenzione primaria che secondaria.
Lo studio di coorte, osservazionale, prospettico, multicentrico, EVADEF, ha valutato l’appropriatezza delle terapie con ICD ( pacing antitachicardico o shock ) nell’arco di 2 anni.
Nel periodo compreso tra il 2001 e il 2003, un ICD è stato impiantato a 2296 pazienti non-selezionati; questi pazienti sono stati seguiti fino al 2005.
Durante i 20.5 mesi del periodo osservazionale medio, ci sono stati 274 decessi.
Tra i 2009 pazienti affetti da cardiopatia, 22 pazienti per 100 persone-anno hanno ricevuto almeno una terapia appropriata.
Ventiquattro e 11 pazienti per 100 persone-anno hanno ricevuto almeno un intervento terapeutico, rispettivamente, nella prevenzione secondaria e nella prevenzione primaria.
E’ stato osservato che l’età superiore ai 65 anni, la frazione d’eiezione ventricolare sinistra ( FEVS ) inferiore al 30% e la prevenzione secondaria erano associati in modo indipendente a terapia appropriata.
Inoltre, 5 pazienti per 100 persone-anno sono incorsi in almeno 1 episodio di aritmia minacciante la vita ( tachicardia ventricolare rapida o fibrillazione ventricolare ).
La frazione d’eiezione ventricolare sinistra inferiore al 30% e la prevenzione primaria erano indipendentemente associati ad aritmia minacciante la vita.
Tra i 287 pazienti senza cardiopatia, la percentuale di terapia appropriata è risultata inferiore di 2 volte, mentre è stato riscontrato un tasso simile riguardo all’insorgenza di aritmia minacciante la vita.
In conclusione, nel corso di un periodo di follow-up di 24 mesi, l’incidenza di terapia appropriata era elevata, tuttavia pochi pazienti sono andati incontro a gravi aritmie.
La terapia appropriata e l’aritmia minacciante la vita sono risultate più frequenti nei pazienti con l’indicazione di prevenzione secondaria. ( Xagena_2009 )
Otmani A et al, Am Heart J 2009; 158: 230-237.e1
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