Fibrillazione atriale co-esistente con insufficienza cardiaca cronica


Un sottostudio del trial RACE ( RAte Control versus Electrical cardioversion ) ha confrontato la terapia del controllo della frequenza ventricolare con quella del controllo del ritmo sinusale nei pazienti con fibrillazione atriale persistente ed insufficienza cardiaca cronica, lieve-moderata.

Lo studio ha riguardato 261 pazienti in classe NYHA II-III al basale.

L’end point primario composito comprendeva: mortalità cardiovascolare, ospedalizzazione per insufficienza cardiaca cronica, complicanze tromboemboliche, sanguinamento, impianto di pacemaker, effetti indesiderati minaccianti la vita.

Dopo in media 2, 3 anni l’end point primario si è presentato nel 22,3% ( 29/130 ) dei pazienti nel gruppo controllo della frequenza e nel 24,4% ( 32/131 ) dei pazienti nel gruppo controllo del ritmo sinusale.

Secondo Rod Passman ed Alan Kadish, entrambi alla Northwestern University a Chicago la sottoanalisi dello studio RACE presenta delle limitazioni.

La maggiore è la ridotta dimensione del campione esaminato e la bassa frequenza degli eventi che non permette di trarre conclusioni.

Tuttavia, le scoperte di Van Gelder et al potrebbero avere importanti ricadute.

Nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica, i farmaci antiaritmici tendono ad essere meno efficaci e sono associati ad una più alta incidenza di proaritmia.

L’ablazione della fibrillazione atriale sembra più adatta rispetto ai farmaci antiaritmici nei pazienti che associano alla fibrillazione atriale l’insufficienza cardiaca cronica.

Hsu et al ( N Engl J Med 2004 ) ha mostrato che i pazienti con fibrillazione atriale che si sottopongono ad ablazione presentano un miglioramento della frazione d’eiezione ( in media del 21% ) e della classe NYHA ( in media di 1 livello ).

L’entusiasmo per questo approccio invasivo deve tuttavia tener conto delle rare ma potenzialmente gravi complicanze dell’ablazione della fibrillazione atriale ( ictus, tamponamento cardiaco, stenosi della vena polmonare ).

Inoltre, quasi la metà dei pazienti di Hsu con insufficienza cardiaca ha dovuto ripetere la procedura ablativa.

Passman e Kadish hanno concluso il loro Editoriale sottolineando che i pazienti con fibrillazione atriale, sia con insufficienza cardiaca cronica che senza, sono ad alto rischio di ictus.( Xagena_2005 )

Fonte: American Heart Journal, 2005



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