Infarto miocardico: un algoritmo permette di evidenziare i pazienti ad alto rischio

A cura di Flavio Doni, Specialista in Cardiologia.

Su 11483 pazienti colpiti da infarto miocardico, che avevano partecipato ad alcuni studi GISSI, è stato applicato l'algoritmo RECPAM (Recursive Partitioning and Amalgamation). RECPAM ha permesso di definire 6 classi: dalla classe I con oltre la metà dei pazienti deceduti entro sei mesi (516 morti/1000), alla classe VI, con 12 decessi su 1000 pazienti.
L'attribuzione alle sei classi è avvenuta in base alla classe Killip (cioè allo stato di compenso cardiaco), all'età (con un cut off posto a 66 anni), alla sede dell'infarto ed alla presenza di valori di pressione arteriosa sistolica inferiori a 120 mmHg.
I massimi rischi si identificano nei pazienti con importante alterazione della funzione cardiaca in seguito all'evento infartuale. Grossi rischi di mortalità a sei mesi sono corsi anche dai pazienti con oltre 66 anni e infarto anteriore.
(C. Fresco et al. On behalf of the GISSI Investigation, Am Heart J 1999; 138: 1058-1064)

(Keywords: infarto miocardico, stratificazione del rischio post-IMA, classificazione RECPAM)