Malattia coronarica stabile: biomarcatori dello stress cardiovascolare per prevedere il rischio e indirizzare la terapia


I biomarcatori circolanti possono aiutare nella stratificazione del rischio e sviluppare una terapia su misura.

Sono stati misurati i livelli plasmatici di 4 biomarcatori cardiovascolari, propeptide natriuretico atriale medio-regionale [ MR-proANP ], proadrenomelluina medio-regionale [ MR-proADM ], pro-endotelina-1 C-terminale [ CT-proET-1] e copeptina, in 3.717 pazienti con malattia coronarica stabile e frazione di eiezione ventricolare sinistra conservata, che sono stati randomizzati a Trandolapril ( Gopten ) o placebo come parte dello studio PEACE ( Prevention of Events With Angiotensin Converting Enzyme ).

Dopo aggiustamento per i predittori clinici di rischio cardiovascolare e la frazione di eiezione ventricolare sinistra, elevati livelli di MR-proANP, MR-proADM e CT-proET-1 sono risultati essere indipendentemente associati al rischio di morte cardiovascolare o di scompenso cardiaco ( hazard ratio per aumento di 1-SD nei livelli di biomarcatori log-trasformati di 1.97, 1.48 e 1.47, rispettivamente; P minore di 0.002 per ogni biomarcatore ).

Questi 3 biomarcatori hanno migliorato significativamente le misure di discriminazione quando sono stati aggiunti a un modello clinico.

Trandolapril ha ridotto significativamente il rischio di morte cardiovascolare o di insufficienza cardiaca nei pazienti che avevano elevati livelli di due o più biomarker ( hazard ratio, HR=0.53 ), mentre non vi è stato alcun beneficio nei pazienti con elevati livelli di 0 o 1 biomarcatore ( HR=1.09; P interaction=0.012 ).

In conclusione, nei pazienti con malattia coronarica stabile e conservata frazione di eiezione ventricolare sinistra, questi risultati suggeriscono che i livelli elevati di nuovi biomarcatori di stress cardiovascolare possono aiutare a identificare i pazienti che sono a più alto rischio di morte cardiovascolare e di insufficienza cardiaca e possono essere utili per selezionare i pazienti che traggono notevole beneficio dalla terapia con un ACE-inibitore. ( Xagena_2012 )

Sabatine MS et al, Circulation 2012; 125: 233-240



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