Disfunzione ventricolare sinistra: la durata del QRS è associata a fibrillazione atriale


La durata del complesso QRS è associata ad alta mortalità e morbilità nei pazienti con disfunzione del ventricolo sinistro.
L'associazione tra durata del QRS e fibrillazione atriale non è ancora stata esaminata in questa popolazione di pazienti, per questo motivo è stato effettuato uno studio basato sui dati di ADVANCENT, un registro prospettico multicentrico di pazienti con frazione di eiezione ventricolare sinistra minore o uguale al 40%.

Un totale di 25.268 pazienti da 106 Centri negli Stati Uniti sono stati arruolati nel periodo 2003-2004.
L'età media era di 66.3 anni, il 71.5% erano maschi e l’81.9% erano di razza bianca.

In totale, 14.452 pazienti ( 57.8% ) hanno avuto una durata del QRS maggiore di 120 ms, 5.304 pazienti ( 21.2% ) hanno presentato una durata del QRS tra 120 e 150 ms, e 5.269 pazienti ( 21% ) hanno avuto una durata del QRS superiore a 150 ms.

La fibrillazione atriale si è verificata nel 20.9%, 27.5% e 35.5% dei pazienti nei gruppi QRS, rispettivamente ( P inferiore a 0.0001 ).

Dopo aggiustamento per i potenziali fattori di rischio di fibrillazione atriale ( età, sesso, etnia, indice di massa corporea, ipertensione, diabete, insufficienza renale, tumore, malattie polmonari, classe NYHA, frazione di eiezione, eziologia della cardiomiopatia ) e per l'uso di Ace inibitori, sartani, beta-bloccanti e farmaci ipolipemizzanti, la durata del QRS è rimasta associata in modo indipendente alla fibrillazione atriale ( odds ratio, OR=1.20 ).

In conclusione, in questa coorte di pazienti, la durata del complesso QRS è risultata fortemente associata alla fibrillazione atriale e, pertanto, può prevedere la comparsa di aritmia nei pazienti con disfunzione ventricolare sinistra.
Questa associazione si è dimostrata persistente dopo aggiustamento per la gravità della malattia, per le condizioni di comorbilità e per l'uso di farmaci noti per essere protettivi contro la fibrillazione atriale. ( Xagena_2010 )

El-Chami MF et al, Clin Cardiol 2010; 33: 132-138



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Cardio2010